di Luigi Lembo
L’avvento degli smartphone ha segnato una svolta nel modo di concepire la vita diventando per un verso o per l’altro una vera e propria ossessione fino al punto che oggi farne a meno è praticamente impossibile.
Eppure siamo le stesse persone che fino a pochi anni fa usavano ancora il telefono a gettoni solo per conversare, ritrovandoci magari in Piazzetta alla Sip, o aspettando il nostro turno davanti ad una cabina telefonica. Ma quando sono arrivati a Capri i telefoni? La data ufficiale è il 9 settembre 1909 allorquando il Comune, con una spesa di 7.200 lire, fece installare un circuito con la Penisola Sorrentina su sollecitazione della Direzione Compartimentale dei Telefoni di Stato. La cosa si rivelò da subito poco efficiente tant’è che per almeno vent’anni a venire le comunicazioni telefoniche erano rarissime e solitamente ottenute con non poche difficoltà. Fu solo nel 1929 che grazie a Dusmet fu stipulato un accordo con la SET, la Società Esercizi Telefonici che prevedeva la creazione di una centrale telefonica a Capri e l’installazione di un circuito telefonico diretto con Sorrento e Napoli. Il servizio non era continuo: funzionava su ambito urbano e suburbano dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 19 e per tale disponibilità la SET pretese un elenco di non meno di 35 utenti che dovevano impegnarsi a versare 500 lire quale contributo per le spese di impianto. Per impiantare la centrale che, come ricorda Romana De Angelis nel suo libro Dal Regno d’Italia agli anni del Fascismo, funzionava solamente a batteria e per predisporre le cabine telefoniche, il Comune fornì gratuitamente parte di un locale ubicato al primo piano del Municipio, proprio sopra l’Ufficio Postale e Telegrafico, che fino a quel momento era stato adibito ad aula scolastica. Il progetto fu realizzato dall’ingegnere comunale Guglielmo Adinolfi e comportò una spesa complessiva di 39.661,94 lire di cui oltre 24mila a carico delle casse comunali. Dusmet si impegnò in prima persona per il debito creato firmando imprudentemente una serie di ricevute per conto degli utenti dai quali poi faticò non poco ad ottenerne il rimborso. Va comunque detto che la qualità del servizio non era eccezionale e le comunicazioni con Napoli venivano interrotte ogni qualvolta che vi era un po’ di vento o di cattivo tempo. Unico vantaggio che i due uffici telefonici isolani, quello di Capri e di Anacapri erano considerati parte di un unico comune, pertanto gli utenti potevano gratuitamente comunicare tra loro e il privato aveva a disposizione una cabina che gli permetteva di telefonare altrove con soli 60 centesimi. La crisi del 29 colpì poi anche la SET che fu costretta a subappaltare molti servizi escludendo per lunghi periodi le conversazioni da luoghi come Capri. Solo dopo la guerra si decise di investire in infrastrutture; nel 1950 la SET affidò tra l’altro alla società Seat la pubblicazione degli elenchi telefonici. La casa torinese aprì alcuni uffici, tra cui uno a Napoli, che coordinava gli elenchi degli abbonati al telefono SET della quinta zona: Frosinone/Latina; Napoli e provincia con Ischia e Capri; l’entroterra Campano e la Sicilia.; i cui utenti furono pubblicati tutti racchiusi in un unico volume. Il processo di unificazione del sistema telefonico nazionale avvenne nel 1964 attraverso la fusione per incorporazione delle cinque concessionarie tra cui SET in SIP – Società idroelettrica piemontese, con sede a Torino. Il 29 ottobre venne stipulato l’atto di fusione in SIP, che assume la denominazione di SIP – Società Italiana per l’Esercizio Telefonico, delle sue controllate elettriche e delle cinque concessionarie. Qualche anno dopo veniva creata una postazione di telefonia pubblica prima sull’attuale Piccolo Bar per poi trasferirsi nella storica sede a fianco del Campanile di Capri.


















