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Insula di Antonio Biasiucci alla Certosa di San Giacomo. Capri in un racconto fotografico

di Redazione
15 Agosto 2025
in Arte
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: artapartofculture.net

di Luca Del Core

Nell’immaginario collettivo, Capri è fortemente influenzata dalle sue atmosfere lussuose e mondane, e dalle leggende che la circondano. Essa evoca immagini di Faraglioni imponenti, la Grotta Azzurra scintillante, la
Piazzetta affollata e la dolce vita, diventando un simbolo di evasione e sogno. L’isola è un mix di elementi reali e fantastici che la rendono meta ambita, ed è sempre stata sinonimo del jet set internazionale, diventando un
luogo iconico per le vacanze di personaggi famosi e dell’alta società. Con la sua atmosfera ‘glamour’ e rilassata, ha attratto stilisti, aristocratici, attori e altri esponenti, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta e del Sessanta del 1900. Una visione completamente diversa dell’isola, lontana dal fashion e dalla connotazione prettamente culturale , è visibile nell’approccio multidisciplinare dei vari artisti che nel corso del tempo hanno frequentato
Capri e che hanno espresso la propria creatività attraverso la scrittura, la pittura, la fotografia e la musica. Il pittore olandese Thomas Wijck (1616- 1677) ci ha lasciato la prima visione dell’isola nel 1640, con una veduta
d’esterno, con lavandaie, uomini al lavoro, un orientale con il turbante e facchini. Nel 1800, i pittori della Scuola di Posillipo all’inizio si limitavano a tracciarne il profilo sullo sfondo di marine della costa napoletana, popolate da pescatori, poi arrivarono in massa in questo microcosmo. Tra gli altri artisti che hanno vissuto sul suolo caprese nel Novecento, l’austriaco Hans Paule (1879-1951), personaggio eccentrico e definito pittore cavernicolo da Edwin Cerio (1875-1960), perché per un periodo visse in una grotta. Alla nuova generazione appartengono l’artista Carlo Perindani (1899-1986) e Michele Federico (1884-1966), artefici di vedute marine. Oltre alla pittura è la fotografia a restituire delle immagini impattanti e riflessive della realtà caprese. Ne sono un esempio le sette fotografie che furono presentate nell’ambito del progetto Per_formare una collezione , del Museo Madre , Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli , che costituirono una selezione tratta dai centoquaranta scatti della mostra Capri. Un pretesto , organizzata dallo Studio Trisorio e ospitata alla Certosa di San Giacomo dell’omonima isola, nel luglio del 1983. L’idea fu di stimolare la creatività di un gruppo di sette fotografi internazionali a partire da una residenza d’artista, ognuno con punti di vista, culture e sensibilità differenti. Paul Den Hollander (1950) osservò questo microcosmo attraverso la sua straordinaria sensibilità per il paesaggio naturale, in cui la figura umana è spesso catturata di spalle o di passaggio, come una presenza accidentale e transitoria. Luigi Ghirri (1943-1992) immortalò la natura, le viuzze e i passanti con il suo sguardo ironicamente poetico, astraendo dati di realtà in una dimensione di sospesa artificialità. Le immagini di Wilhelm Schurmann (1946), invece, mostravano la quotidianità dell’isola attraverso lo scatto veloce del reporter, con la sensibilità per le forme dell’architettura. Diversamente, Claude Nori (1949) pose uno sguardo spontaneo sulle persone e sulle strade, creando una visione più intima, quasi sensuale, attratto dagli incontri casuali e dalla gestualità delle persone. La voluttà era una dimensione presente anche nelle fotografie di Ralph Gibson (1939), che colse una bellezza sofisticata, attraverso un bianco e nero di grande fascino. L’eleganza e il nitore formale sono qualità che contraddistinguevano le immagini in bianco e nero di Mimmo Jodice (1934). Infine, Franco Fontana (1933), con il suo personalissimo uso del colore, realizzò foto di grande impatto visivo che restituirono la straordinaria bellezza dell’isola azzurra. A distanza di tanti anni, in questo scenario intenso e poetico, è interessante la figura dell’artista visivo Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta, 1961), in cui l’uso sapiente delle fotografie in bianco e in nero , a volte sfumate e a tratti evanescente, altre volte più decisamente chiaroscurate, schiude un universo mobile e frastagliato che sembra volersi collegare ad un tempo astorico, in uno spazio sospeso: sembra di indagare universi arcani e misteriosi con immagini che rimandano alla memoria individuale e collettiva. Antonio Biasiucci In nave verso Capri (foto di V. Laureano) Antonio Biasucci. Nella Certosa di San Domenico-ritratto (foto di V. Laureano) Antonio Biasucci. Nella grotta di Matermani (foto V. Laureano) Una trasposizione concreta del suo pensiero è visibile nella mostra personale dal titolo Insula, allestita nelle sale della Certosa di San Giacomo , a Capri , curata da Gianluca Riccio , fino al 30 ottobre 2025 , ideata dall’ Associazione Il Rosaio Arte e Cultura Contemporanea , e sostenuta da Strategia Fotografia 2024 , promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura . Si avvale, inoltre, della collaborazione della Direzione Regionale Musei della Campania, dei Musei e Parchi Archeologici di Capri come partner di progetto, e della partecipazione dell’ Accademia di Belle Arti di Napoli e della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – Museo Madre Napoli come partner culturali. Biasiucci restituisce una rilettura poetica e visionaria della flora e della fauna di Capri attraverso la sua pratica fotografica che da sempre indaga il confine tra natura , memoria e spiritualità , immaginando l’isola non soltanto come territorio fisico, ma come spazio interiore e archetipico che si configura come un approdo naturale. Vivere, con una residenza d’artista, nel perimetro di questi spazi segnati da limiti fisici e culturali convenzionali è il gesto preliminare per dar vita a un processo di scarnificazione dell’immagine e per la costruzione di inediti legami tra cose umane e non umane, tra il visibile e l’invisibile. Ridurre tutto all’essenziale per rivelare la profondità delle cose e dei corpi, eliminando gli strati superficiali, per mettere a fuoco la parte più intima dei soggetti. Le immagini raccolte durante il soggiorno caprese, tracce di epoche remote come i resti romani di Villa Jovis , dettagli della natura mediterranea, la Grotta di Matermania , le collezioni del Museo Ignazio Cerio , i frammenti architettonici e i manufatti artistici della Certosa di San Giacomo e di Villa San Michele , creano una partitura visiva che riflette sul tempo, sulla metamorfosi e sulla sopravvivenza della forma, in cui l’essere umano, la natura e le figure della storia partecipano a un destino comune di continua trasformazione. Il suo lavoro rivela un universo formato da ‘un mondo di sotto e un mondo di sopra’ popolato dagli innumerevoli personaggi che abitano l’isola e che riportano i segni di una contaminazione con la natura. Nella chiesa della Certosa , sette grandi monoliti’ (45x 370cm) sono disposti a intervalli regolari e diventano i basamenti per svelare il racconto immaginifico pensato per una Capri mitologica e cultuale (dal culto). Insula, Antonio Biasiucci. Capri, Certosa di San Giacomo Insula, Antonio Biasiucci. Capri, Certosa di San Giacomo Ogni monolite comprende nove fotografie , ogni immagine è parte dell’installazione complessiva e ogni sequenza diventa espressione dell’esperienza vissuta dall’artista: le statue, il bosco, gli uccelli, le pietre calcaree, le grotte, i ficus, il mare, le sirene, i polpi, i pesci, i gufi, le capre, gli approdi e i reperti marini sono una fonte inesauribile di ispirazione. Queste installazioni seguono una sequenza binaria, ognuno presenta un racconto diverso dove si ripete il gesto del culto. In questo percorso espositivo, Biasiucci riafferma il concetto di fotografia come pensiero , il legame col soggetto da immortalare lo proietta in un’altra dimensione. Il suo lavoro non è di documentazione, ma di interpretazione. Ogni oggetto è visibile anche altrove, in qualsiasi contesto: ne sono un esempio le instantanee delle vacche collocate in uno spazio non prettamente caprese e geograficamente indecifrabile. Egli applica un processo di sottrazione trasformando i protagonisti della composizione in qualcosa di ignoto, da approfondire, partendo da zero: l’opera rimane intrisa di mistero. Una delle foto ritrae una civetta o barbagianni , che nella metamorfosi diventa sirena. Capri è simbolicamente raffigurata da una ninfa, con il corpo umano e le zampe da uccello. Insula, Antonio Biasiucci. Certosa di San Giacomo Capri Le fotografie che ritraggono i volti delle statue , a differenza dei lavori di Mimmo Jodice (1934) che si presentano come eroi, espressione della civiltà antica trasformata in marmo, tributo alla grandezza del mondo classico attraverso l’estetica, in Biasiucci , ogni volto presenta degli elementi della natura sul viso: sono personaggi che si stanno consumando, stanno sparendo, che resistono allo scorrere del tempo. È una produzione artistica molto simile ai lavori realizzati per la collezione permanente dei Musei Vaticani , incentrati sulle opere dei sotterranei dove, anche in questo caso, le statue ‘chiedono di sopravvivere, di avere una possibilità’. Insula, Antonio Biasiucci. Certosa di San Giacomo Capri Osservando attentamente le singole immagini che riprendono stelle marine, polpi e pesci , emerge una narrazione lontana da un contenuto documentaristico, a favore di una proiezione che vira verso un processo di sacralizzazione degli animali marini. In effetti, la scelta della location per la mostra, la chiesa della Certosa di San Giacomo, luogo di spiritualità e di sacralità, dialoga con le opere dell’artista visivo, caratterizzate da una forte luminosità che cristallizza le forme in un tempo indefinito. Insula, Antonio Biasiucci. Certosa di San Giacomo Capri Se nei lavori di Damien Hirst (1965), la formaldeide è la principale protagonista per conservare gli animali morti, creando sculture che esplorano il tema della morte , in Biasiucci, è la vita ad emergere in primo piano ed il suo valore. Egli restituisce alla fauna la dignità sottratta dall’essere umano. Una rispettabilità visibile in un lavoro precedente, nella serie Matany , realizzata su incarico dell’organizzazione Io, Donna e Cuamm , in Uganda, nel 2016, in cui ha fotografato nell’ospedale africano una decina di donne partorienti in minuscole stanze di 36 metri quadrati. Il nosocomio diventò il crocevia di vita e di morte, perché giunsero delle madri che non riuscivano a partorire nelle loro capanne e, spesso, arrivavano con i bimbi già morti, non avendo la possibilità di effettuare un taglio cesareo. Della stessa caratura, di riflessione sulla natura e sulla vita, sono anche le istantanee che immortalano le rocce e la vegetazione. Già nella serie delle statue sono presenti delle singole foglie che si sovrappongono ai volti: esse restituiscono una composizione dinamica e organica, rivitalizzando la scultura. Nel polittico Insula, (composto da nove immagini), la foto della serie Corpi lignei trasforma la percezione degli elementi della realtà e del quotidiano . Da un lato, una serie di tronchi sezionati di alberi si traducono in immagini evocative che oscillano tra il riferimento ad una certa pittura di paesaggio, simile al dipinto L’isola dei morti di Arnold Böcklin (1827-1901) e alle atmosfere dello skyline di una città futurista, dall’altro, la realizzazione di queste opere è dettata da una precisa azione, dallo studio meticoloso della natura e del suo comportamento. Polittico Insula, Antonio Biasiucci. Capri, Certosa di San Giacomo Sono tutti scenari che fanno parte di una tela, sulla quale Biasiucci ne disegna ogni singolo elemento . Una sintesi della sua poetica e della realizzazione del progetto Insula, è ampiamente delineata nelle affermazioni del curatore della mostra Gianluca Riccio : ‘ Antonio Biasiucci ha immaginato le diverse sequenze che compongono ‘Insula’, come dei lunghi tavoli sui quali disporre una di fianco all’altra le fotografie scattate a Capri durante la sua lunga residenza. Radici di alberi, dettagli di pietre calcaree, sezioni di mare, particolari di capre, e ancora animali e organismi marini conservati in formalina, busti di statue di età romana e frammenti di quadri tardo-romantici, come i segni di un misterioso alfabeto originario, lentamente hanno iniziato a mostrare il significato di una lingua antica e dimenticata, rivelando relazioni inattese e dando forma a una serie di storie concepite come parti di un unico racconto su un’isola arcaica e sommersa, sepolta sotto la stratificazione di immagini che si addensa sulla sua superficie. Emerge da questa attitudine dello sguardo che Biasiucci ha applicato all’isola, l’idea della fotografia come un’arte essenzialmente alchemica, capace di trasmutare la materia in spirito e lo spirito in materia ‘. Informazioni Insula | Antonio Biasiucci a cura di Gianluca Riccio Il progetto Insula, ideato dall’Associazione Il Rosaio – Arte e Cultura Contemporanea, è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Si avvale della collaborazione della Direzione Regionale Musei della Campania, dei Musei e Parchi Archeologici di Capri come partner di progetto, e della partecipazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – Museo Madre Napoli come partner culturali. Accompagna il progetto un catalogo che sarà pubblicato dalla casa editrice Contrasto e sarà presentato il prossimo autunno presso il Museo Madre-Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee in occasione di un incontro con esperti storici e critici della fotografia. Capri, Certosa di San Giacomo Fino al 30 ottobre 2025 – Info e orari: cultura.gov.it/luogo/certosa-di-san-giacomo Luca Del Core, vive e lavora a Napoli. E’ laureato in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” presso l’Università degli Studi “Federico II” di Napoli. Giornalista freelance, ha scritto per alcune riviste di settore, per alcune delle quali è ancora redattore, e attualmente collabora con art a part of cult(ure). La predisposizione ai viaggi, lo porta alla ricerca e alla esplorazione delle più importanti istituzioni culturali nazionali ed internazionali, pubbliche e private.

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