FONTE: Metropolis
di Marco Milano
CAPRI – Aaa cercasi isola “no slot”. Nessuna novità ancora su quando e come verranno spezzate le catene per liberare dopo Anacapri anche Capri dalla schiavitù della ludopatia. Una “malattia”, qualcosa di più di un “vizio”. Il comune di Anacapri, con Franco Cerrotta sindaco, ha dato prova di lungimiranza e coraggio portando avanti e vincendo la battaglia contro un vero e proprio male che ha visto mietere vittime. A Capri la strada era stata intrapresa, poi, il progetto “no slot” è finito nel freezer, in una soffitta impolverata. Dati alla mano e statistiche in continuo aggiornamento hanno sottolineato che in Campania la ludopatia è un allarme sociale e Capri non è immune dalla dipendenza da gioco d’azzardo. Una realtà dura, un colpo basso ad un’isola felice che va combattuto, senza se e senza ma e soprattutto senza far finta di niente. Il primo tentativo di regolamento comunale che avrebbe vietato la presenza di macchinette e slot a meno di cinquecento metri dai luoghi di culto, sensibili e religiosi è stato “respinto” da Tar e Consiglio di Stato che hanno accolto e confermato le motivazioni di un ricorso presentato da alcuni esercenti che non volevano evidentemente “gettare via” le diaboliche “macchinette” per meri interessi commerciali. Ben più nobile sarebbe, invece, dare il proprio contributo e volontariamente chiudere in uno scatolo, e per sempre, le “bestie del gioco” come fatto da altre attività capresi che hanno così messo il loro mattoncino nella costruzione dell’isola “no slot”. Aldilà di raffinatezze normative, esiste un’esigenza di regolamentare la presenza di videopoker in un territorio che dati alla mano ha dimostrato l’allarme sociale e psicologico della ludopatia. Macchinette mangiasoldi, videopoker e affini ma anche l’acquisto compulsivo di gratta e vinci, partecipazione a video- lotterie, il continuo investimento nella cosiddetta “bolletta” così via, sono la testimonianza di una “febbre”, quella di scommettere, “giocarsi soldi”. E’ una “malattia” che sta mettendo in ginocchio la comunità isolana dal punto di vista sociale distruggendo tanti nuclei familiari vittime di liti e discussioni derivanti dagli eccessi della ludopatia, da interi stipendi bruciati in poche ore, da prestiti chiesti di nascosto agli amici per essere spesi nell’inferno del gioco.