Fonte: Roma
di Diego Paura
Trascorse la sua infanzia in modo spensierato Peppe Vessicchio (nella foto), cresciuto a Cavalleggeri d’Aosta, tra la borghesia di Fuorigrotta e la realtà operaia di Bagnoli, dove suo padre lavorava come impiegato presso l’industria siderurgica. Lui stesso raccontava di costruire giocattoli con l’amianto, un ricordo emblematico del tempo trascorso in quel quartiere.
Il celebre direttore d’orchestra, si è spento ieri all’età di 69 anni presso l’ospedale San Camillo di Roma, a causa di una complicazione improvvisa. La famiglia, nel dolore, ha richiesto riservatezza.
Vessicchio è stato una figura straordinaria della musica italiana: direttore d’orchestra, compositore, arrangiatore e personaggio televisivo amatissimo. Una presenza iconica per il pubblico italiano e autentica leggenda del Festival di Sanremo. La sua personalità unica ha unito in perfetto equilibrio competenza musicale e carisma innato, conquistando generazioni diverse.
In un comunicato ufficiale dell’ospedale, si legge: “Il maestro Giuseppe Vessicchio è deceduto in rianimazione al San Camillo Forlanini a seguito di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente. La famiglia chiede riserbo. I funerali si terranno in forma strettamente privata”.
Nato a Napoli il 17 marzo 1956, Vessicchio mosse i primi passi nel mondo della musica collaborando con alcuni fra i più grandi artisti della scena italiana. Tra questi, Gino Paoli, Edoardo Bennato e Peppino di Capri. In particolare, con Gino Paoli firmò brani memorabili come “Ti lascio una canzone” e “Cosa farò da grande”, che lo consacrarono come un talento unico nell’ambito compositivo.
Negli anni Settanta, infatti, il maestro napoletano fece parte della formazione originale de “I Trettré”, il trio che avrebbe poi portato in televisione una comicità surreale e popolare, accanto a Edoardo Romano e Mirko Setaro.
Un periodo breve ma significativo, che rivela quanto vasto e poliedrico fosse il talento di Vessicchio. Dopo la sua uscita, al suo posto entrò Gino Cogliandro, completando la formazione storica de “I Trettré”.
Il suo nome, però, rimane indissolubilmente legato al Festival di Sanremo. Dal 1990, divenne una presenza imprescindibile della storica manifestazione canora.
Qui, vinse quattro volte come direttore d’orchestra: nel 2000 con “Sentimento” degli Avion Travel, nel 2003 con “Per dire di no” di Alexia, nel 2010 con “Per tutte le volte che” di Valerio Scanu e l’anno successivo con “Chiamami ancora amore” di Roberto Vecchioni. A queste affermazioni si aggiungono numerosi riconoscimenti come miglior arrangiatore, testimonianza del suo genio artistico e dell’eleganza musicale che lo caratterizzava.
Negli ultimi anni, Vessicchio aveva partecipato a programmi televisivi sia come ospite sia come giurato. Tra questi spiccano “Amici”, “Tú sì que vales”, “Prodigi”, il Festival di Castrocaro e Lip Sync Battle. Nel 2025 tornò sugli schermi recitando sé stesso nella seconda stagione della serie “Pesci piccoli-Un’agenzia. Molte idee. Poco budget”, prodotta da The Jackal, dimostrando ancora una volta la sua capacità di incarnare un’icona pop senza mai perdere compostezza ed eleganza.
Sulla reti Mediaset vanta la direzione d’orchestra a “Viva Napoli” condotto da Mike Bongiorno.
Con la sua bacchetta leggera ed essenziale, Peppe Vessicchio non ha diretto solo orchestre ma veri e propri sentimenti collettivi. La sua scomparsa lascia un vuoto immenso nella musica e nel cuore dei tanti che hanno ammirato il suo lavoro. Questo silenzio assomiglia a una lunga pausa prima dell’applauso fmale.


















