Fonte: Roma
di Eduardo Cagnazzi
Da stamattina riaprono gli ingressi a Pompei scavi e a Villa Regina di Boscoreale, la Campania prova a ripartire dal turismo dopo il lungo lockdown. E tornano a sorridere anche Ischia e la Costiera amalfitana, mentre Napoli resta ancora al palo con gran parte degli alberghi chiusi.
LA RIPRESA DEGLI ALBERGHI. Se arriveranno prenotazioni di garantire l’occupazione di un certo numero di camere riapriranno, tra i grandi alberghi tra il 18 e il 20 giugno l’Oriente, il Santa Lucia e il Renaissance Mediterraneo. Il Romeo ha aperto da qualche settimana, da marzo il Britannique Curio Hotel, l’Holiday non ha mai chiuso. Cominceranno invece a riaprire dal 16 giugno gli alberghi a quattro e cinque stelle di Capri. Cioè da quando dovrebbero registrarsi una maggiore presenza di stranieri sull’isola. Una buona notizia, dunque, per un settore che è tra i principali motori dell’economia regionale. Le note positive arrivano soprattutto dall’isola verde che, come ha dichiarato il presidente degli albergatori ischitani, Luca d’Ambra, «ha visto nello scorso weekend circa 6mila arrivi, la riapertura di numerosi alberghi e la ripresa delle prenotazioni». Guardano all’apertura dei confini regionali ed europei le società armatoriali che stanno già lavorando all’incremento delle corse di traghetti ed aliscafi a partire dal prossimo mese, mentre da fine giugno riprenderanno anche i servizi via mare di Alicost da Salerno per la Costiera Amalfitana e Capri e da luglio per il Cilento e Napoli.
SORRIDONO GLI AGRITURIMI. Porte spalancate anche per gli agriturismi che – rilevano Coldiretti e Terranostra- in pochi giorni stanno registrando un successo di prenotazioni con numerosi sold out in tutta la regione, dai Campi Flegrei al Vesuviano, dalla Costiera Sorrentina all’Amalfitana, dal Cilento alla Terra di Lavoro, dall’Appennino centrale tra Sannio e Irpinia al Matese. Un appeal della vacanza in campagna spinto dalla percezione di minore incidenza del coronavirus nei territori rurali e dalla possibilità di trascorrere ore serene a contatto con la natura. Un risultato che – sottolineano i due organismi – dimostra il maggior livello di sicurezza nelle campagne dove si lavora spesso all’aria aperta ed è più facile mantenere le distanze grazie ai grandi spazi disponibili. L’agriturismo svolge infatti un ruolo centrale per la vacanza made in Italy perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità per la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori. Se la cucina è una delle ragioni principali per scegliere l’agriturismo, sono sempre più spesso offerti programmi ricreativi come l’equitazione, il bike touring, il tiro con l’arco, il trekking, ma non mancano attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici. B&B, RESTA LA CRISI. Se gli agriturismi cominciano a sorridere, i B&B piangono ancora. Lo sottolinea il presidente provinciale del Centro Turistico Acli di Napoli, Pino Vitale secondo cui il 60 per cento dei bed&breakfast non sarà in grado di riaprire. E lancia la proposta di un Piano Marshall per l’industria delle vacanze. «Il 60 per cento di queste strutture non riaprirà, le prenotazioni sono pochissime, le camere occupate sono 500 su seimila disponibili ed è forte il rischio default per oltre 3.500 imprese solo in Campania». Per scongiurare la chiusura di queste attività, Vitale chiede un forte sostegno da parte del governo attraverso «un’immediata iniezione di liquidità a fondo perduto da assegnare all’intera filiera, dagli alberghi alla ristorazione, nonché l’azzeramento del cuneo fiscale con la possibilità per gli italiani che trascorreranno le vacanze di vicinato di dedurre parte delle spese sostenute dalle strutture».



















