Fonte: Metropolis
Il Premio Malaparte 2022 va allo scrittore statunitense Daniel Mendelsohn, autore del romanzo Gli scomparsi (Neri Pozza 2007), che è diventato un best seller in Italia e all’estero. Nel 2017 Einaudi ha pubblicato il suo Un’odissea. Un padre, un figlio e un’epopea. Il narratore di New York, 62 anni, è a Capri in questo fine settimana per ritirare il riconoscimento che quest’anno è dedicato alla memoria dello scrittore Raffaele La Capria, scomparso a giugno all’età di 99 anni, e a lungo giurato e presidente del
Premio intitolato a Curzio Malaparte. La giuria che ha scelto Mendelsohn è composta da Leonardo Colombati, Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Silvio Perrella, Emanuele Trevi e Marina Valensise. Ieri in sala Pollio si è tenuta la tavola rotonda con scrittori e giornalisti italiani e il vincitore Mendelsohn. Tra i relatori, insieme ai membri della giuria, giornalisti e scrittori, tra i quali Camilla Baresani, Pietrangelo Buttafuoco e Diego De Silva. Secondo la tradizione, la premiazione ufficiale avverrà oggi alle ore
11.00, alla Certosa di San Giacomo, dove il vincitore terrà un discorso. Oltre che scrittore critico letterario e traduttore (ha curato più di un libro del poeta greco Kavafis) Mendelsohn ha esordito nella narrativa relativamente tardi, nel 2006, ottenendo però un immediato riconoscimento con The Lost, tradotto in Italia con il titolo Gli scomparsi. E’ un libro autobiografico, in cui l’autore va in Europa orientale alla ricerca di 6 familiari ebrei scomparsi durante la seconda guerra mondiale: il fratello del nonno, sua moglie e le quattro figlie. Tra laltro, il luogo d’origine del gruppo familiare sterminato dai nazisti è Bolechow, allora in Polonia, oggi in Ucraina; una collocazione geografica che in questi mesi, con il conflitto in corso
tra Russia e Ucraina, è purtroppo diventata ancora più attuale: Guardare la gente che si arrampica ai treni – ha dichiarato Mendelsohn in un’intervista recente – è l’incubo ricorrente della storia europea ed è personalmente ancora più sconcertante vedere ripetersi una tragedia che conosciamo fin troppo bene in un posto per me così familiare. Pure intriso di temi familiari è l’altro libro più noto di Mendelsohn, Un’Odissea: un padre, un figlio e un’epopea, pubblicato in Italia da Einaudi nel 2017, in cui la storia di Ulisse si intreccia con quella personale dello scrittore. Diverso invece il titolo più recente, Tre anelli (2021, sempre da Einaudi), che affianca tre biografie su personaggi apparentemente molto diversi: il critico tedesco Erich Auerbach, il romanziere tedesco W. G. Sebald e l’arcivescovo francese del secolo XVII François Fénelon, autore delle avventure di Telemaco. Diversi si ma in comune i tre hanno la pratica delle lettere e il tema dell’esilio, che Mendelsohn tiene come stella polare della sua narrazione.


















