Fonte: Il Mattino.it
di Davide Speranza
La storia di Peppino di Capri è un pezzo d’Italia. Mai come in questo caso il parallelismo assume le forme di una verità quasi scientifica, avendo l’85enne cantante (originario dell’omonima isola) segnato dal secondo dopoguerra in poi tendenze e svolte socioculturali del Belpaese, dalla musica alla moda. Adesso arriva il film Rai, Champagne-Peppino Di Capri (dal titolo di uno dei brani più famosi del suo repertorio), che ne racconta mito e successi: andrà in prima serata il 24 marzo. A scriverne la sceneggiatura è Maria Sole Limodio, originaria di Angri, già conosciuta per aver lavorato al film di Edoardo De Angelis, Il Vizio della Speranza, oltre ad essere stata finalista al premio Solinas e saggista del libro La canzone napoletana (Newton Compton).
«È stato un lavoro importante racconta la Limodio Iniziato diversi anni fa, con il produttore Pierpaolo Verga che mi telefonò e mi chiese se mi andasse di raccontare con lui la storia di Peppino Di Capri, cui è legato da un punto di vista personale. Chiaramente il fatto di aver pubblicato un saggio sulla canzone napoletana mi sta aprendo nuovi scenari, è un territorio che ormai mi è molto congeniale e mi ha regalato tante belle occasioni. Ho studiato la vita di Peppino, l’ho conosciuto, abbiamo analizzato sue interviste personali, dove racconta la sua vita intera. Ho incontrato la sua famiglia, sono stata a Capri nella sua casa, ho avuto accesso a cose sue intime, private. E poi ho scoperto che ha iniziato a quattro anni, suonando per gli americani, insomma un bambino prodigio». Il film in onda su Rai1, vede la regia di Cinzia TH Torrini, con interpreti Francesco Del Gaudio, Arianna Di Claudio, Gaja Masciale, Antonia Truppo, Gianluca Di Gennaro, per una co-produzione Rai/ O’Groove. «Un tratto di lui che mi ha colpita è questa gentilezza – spiega Maria Sole Limodio – È l’opposto di quel che di solito ci si aspetta da una rockstar. Misurato, accogliente, ha fatto l’avanguardia della musica. È bello poterlo raccontare in prima serata sulla Rai e sono contenta che anche un pubblico più giovane possa aver accesso ad una narrazione che ne restituisce la giovinezza».
Perché è il Peppino giovane che verrà messo in scena sul piccolo schermo, quello partito dalla piccola isola di Capri per approdare al Festival di Sanremo e al clamoroso successo. «Ma ne mettiamo in mostra anche la fase di caduta e poi il grande rilancio con il brano Un grande amore e niente più, la canzone il cui testo è firmato da Franco Califano – continua la sceneggiatrice – Daremo luce ai suoi grandi amori, il matrimonio con Roberta, e poi l’altro grande amore, quello adulto con Giuliana, una donna molto colta, che l’ha saputo ricentrare. Ma soprattutto la sua è una storia che ha rivoluzionato la musica, è diventato un classico. La musica contemporanea adesso è consumismo, canzoni che fanno una stagione e poi vengono dimenticate. Mentre noi siamo ancora qui a cantare Champagne e St. Tropez, ancora celebriamo sonorità e testi che tutt’oggi ci corrispondono, ci raccontano». Maria Sole ha lavorato alla sceneggiatura insieme a Michele Pellegrini. Con lui ha ascoltato e carpito storie commoventi di Giuseppe Faiella (i veri nome e cognome di Peppino Di Capri). In particolare il primo incontro con il padre, reduce di guerra. «Vedeva questo soldato tornato – aggiunge la Limodio – e quando ci ha raccontato questo dettaglio lo ha fatto con grande trasporto, ci siamo emozionati anche noi». Studentessa alla Holden di Torino, la sceneggiatrice nata a Salerno e cresciuta ad Angri, ne ha fatta di strada, collaborando con brand e set cinematografici di prim’ordine. Anche lei non dimentica la sua origine.
«Devi avere una manutenzione del tuo sogno – illumina Maria Sole – e io ho ancora un sogno molto forte, non do nulla per scontato, accumulo esperienza negli anni. Porto con me la mia parte affamata, provinciale, la fortuna di essere cresciuta ad Angri. Quando ero piccola non c’erano librerie e quando volevo un libro dovevo andare a Nocera. Ecco, il fatto di essermi occupata del mio sogno in maniera attiva, mi ha garantito una tempra rispetto alla delusione. Non è un momento facile per il cinema, noi sceneggiatori dobbiamo faticare, eppure finché mi darà gioia, questo lavoro voglio farlo e lo farò».