Fonte: Il Mattino
di Giuseppe Crimaldi
«Tanto per cominciare, nella quasi totalità delle strutture – in primis quella napoletana della Caserma Garibaldi – i locali sono inadeguati e incompatibili con le disposizioni anti-Covid.
Per questa ragione la soluzione adottata, almeno per ora, è stata quella di limitare il numero delle udienze. Non c’ è solo Napoli: nella lista finiscono anche altre importanti sedi distaccate, a cominciare da quelle di Ischia, Barra, Capri ed altre ancora».
Questo che cosa comporta?
«Un ingolfamento dei ruoli, della fissazione delle udienze e ritardi che prima o poi ricadranno inevitabilmente sull’ intera macchina dell’ amministrazione giudiziaria».
Ma qui non si potrebbe ricorrere alla soluzione offerta dall’ informatica?
«La sa una cosa? Quasi nessuno di questi uffici è cablato: e dunque è impossibile lavorare anche da remoto. Siamo veramente molto preoccupati per questa situazione, dal momento che ritardi e sovrapposizioni non faranno altro che ingolfare i ruoli delle udienze, che peraltro al momento si svolgono soltanto nei giorni dispari».
Soluzioni? Che cosa proponete come Ordine degli avvocati?
«Diciamo la verità, qui nessuno ha la bacchetta magica e trovare soluzioni valide e immediate non è facile. Sui giudici di pace, però, la nostra proposta l’ abbiamo fatta: estendere le udienze anche ai giorni pari della settimana, per decongestionare almeno i carichi di lavoro. Tuttavia non abbiamo ancora certezze su eventuali decisioni in tal senso».
Passiamo alla gestione ordinaria dei processi. Qual è la situazione?
«Restano ovviamente molte problematiche, ma nel penale lo smaltimento delle udienze sta riprendendo, sia per i procedimenti che vedono detenuti sia con imputati liberi».
Presidente, come la vede insomma questa ripresa?
«Non senza preoccupazioni. E non solo per i motivi finora esposti. Siamo solo agli inizi di settembre e ci troviamo già di fronte a quella che alcuni esperti definiscono la seconda ondata della pandemia. Ci sono nuovi focolai d’ infezione e di contagio. Ma è anche vero che la giustizia non si può e non si deve fermare».
A tale proposito, passiamo al capitolo logistica. Il Palazzo di Giustizia del Centro direzionale di Napoli può rischiare di trasformarsi in un nuovo, potenziale epicentro di contagi?
«Ecco, siamo arrivati al momento del redde rationem».
In che senso?
«I nodi di quel peccato originale che fu la scelta di un Palazzo di Giustizia costruito in verticale vengono oggi al pettine con il Covid. Perché fu una decisione sbagliata concentrare in verticale tutti gli uffici. Sul Centro direzionale abbiamo proposto di risistemare orizzontalmente i luoghi delle aule di udienza.
Inoltre si dovrebbe potenziare l’ informatizzazione degli uffici giudiziari. Insomma, serve un cambio di passo e uno scatto in avanti».
Come sono i rapporti tra l’ avvocatura e i vertici degli uffici giudiziari?
«Ottimi e di piena collaborazione. Superate certe incomprensioni iniziali, lavoriamo assieme per il bene della giustizia».
Prossimi impegni?
«In settimana con il presidente della Corte d’ Appello e con il presidente del Tribunale saremo al ministero, a Roma, per incontrare il capo del Dipartimento dell’ organizzazione giudiziaria al quale sottoporremo la grande criticità che abbiamo al giudice di pace di Ischia. Ma in quella sede porrò anche tutte le altre istanze che ci preoccupano nel distretto di Napoli».
