Fonte: Il Mattino
di Francesco Durante
Grazie alla felice collaborazione tutta napoletana tra lo scrittore Angelo Cannavacciuolo, che l’ ha tradotto, e l’ editore ad est dell’ equatore, che lo pubblica, esce finalmente anche in Italia il romanzo di Jay Parini L’ apprendista amante, un libro del 2002 che ci mostra una faccia meno nota di un autore eminente, poeta, critico, prosatore elegante, principe del genere della «biographical fiction», di cui è esempio L’ ultima stazione, che narra gli ultimi giorni di Lev Tolstoi e da cui è stato tratto l’ omonimo film di Michael Hoffman con Helen Mirren, Christopher Plummer, James McAvoy e Paul Giamatti.
L’ apprendista amante racconta la storia di Alex Massolini, promettente studente universitario di Wilkes Barre, Pennsylvania, che all’ inizio degli anni 70, dopo la morte di suo fratello Nicky in Vietnam, pianta gli studi e accetta un impiego da segretario per il celebre scrittore scozzese Rupert Grant, che a Villa Clio, a Capri, ha la sua «corte», comprensiva della bella moglie Vera e di due giovani adoranti, l’ americana Holly e la napoletana Marisa. Grant, figura di fantasia esemplata sul poeta Alastair Reid, che di Parini è stato maestro nell’ università scozzese di St. Andrews, è un personaggio esplosivo che incarna tanti tratti salienti di alcune mitiche figure di residenti stranieri a Capri.
Ma accanto a lui, nel romanzo, ci sono anche figure reali coi loro nomi reali: evocate, come nel caso di W. H. Auden, Tennessee Williams o Christopher Isherwood, o anche fisicamente presenti, come Graham Greene e Gore Vidal (scrittori che Parini ha conosciuto e frequentato, in particolare Vidal, su cui ha pure scritto un libro), protagonisti, col padrone di casa, di memorabili scambi in quello che a tratti diventa un brillantissimo «conversation novel» nella più pura tradizione caprese (da Norman Douglas a Compton Mackenzie, per intenderci). Alex, tra questi grandi, patisce un comprensibile complesso d’ inferiorità.
È un giovane in cerca di una sua voce letteraria, e di un uso di mondo che ancora non ha. Scisso tra questo presente che lo avvolge come in un turbine di nuove esperienze e i ricordi di casa, con la figura del nonno italoamericano che ha finanziato il suo strano progetto di vita («Se si fosse chiamato Jones o Smith invece di Massolini», ragiona Alex, «probabilmente avrei ricevuto un’ affettuosa stretta di mano, e un calcio nel culo»), la madre sovrappeso e piena di attenzioni, la personalità così diversa del fratello, il classico ragazzone americano dalla straripante vitalità, sulle cui lettere dal Vietnam si ritira a riflettere nei suoi momenti di solitudine, Alex è il tipico «innocent abroad», l’ americano che deve sacrificare parte della propria ingenuità sull’ altare della sofisticata cultura europea: un’ esperienza cruciale per tanti letterati statunitensi da Henry James in poi.
Nel suo apprendistato letterario e amoroso, Alex si abbevera alle sue fonti, come quando domanda a Grant se gli pare possibile inserire in un romanzo una discussione sulla filosofia di Sartre tra due personaggi, e quello gli risponde che si può fare, ma solo a patto che i due siano seduti nella carrozza di un treno e il lettore sappia che dove sono seduti è nascosta una bomba; un consiglio non molto dissimile da quelli che gli darà un altro scrittore incontrato ad Anacapri, il bestseller Dominique Bonano (una specie di parodia di Mario Puzo): «Dimentica la fuffa, e racconta belle storie!».
Elegante e venato di sottile ironia, ma capace di mostrare l’ abisso spaventoso che può aprirsi tra il mondo degli intellettuali e quello reale, L’ apprendista amante si raccomanda anche per il preciso e appassionato ritratto di luoghi, dalla Costiera amalfitana a Capri, che hanno contato tanto nella formazione dell’ autore e che in un tempo non lontano sono stati centrali nella geografia della cultura internazionale.