di Massimo Cerrotta
Continua all’insegna della cultura e della storia caprese il programma natalizio del Comune di Anacapri. Sabato 15 dicembre, in occasione dei 105 anni dalla sua scomparsa, la Prof.ssa Manuela Schiano e il Prof. Renato Esposito hanno tenuto, nella Mediateca “Mario Cacace”, un incontro per ricordare Karl Wilhelm Diefenbach, pittore e riformatore tedesco, pioniere dei movimenti naturisti e pacifisti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
La conferenza, inserita nell’ambito dell’esposizione “Humanitas. Il sogno di K. W. Diefenbach”, curata dall’associazione culturale Polis 3.0 e patrocinata dal Comune di Anacapri, ha ripercorso le tappe fondamentali della vita e dell’opera di Diefenbach, dagli inizi all’Accademia di Belle Arti di Monaco fino alla sua decisione di rompere con le restrizioni borghesi e dedicare il resto della propria esistenza alla costruzione di un progetto utopico. Il suo intento era quello riavvicinare la società civile alla natura e alla divinità interiore, due capisaldi dai quali l’essere umano si era disgraziatamente allontanato con il progredire della modernità. Il ritorno ad una dimensione pacifica e spirituale avrebbe riportato, secondo Diefenbach, il paradiso sulla terra, e così egli si impegnò nella creazione e nel mantenimento di una comunità che potesse incarnare e portare avanti il suo disegno di società ideale. All’interno di questa comune, che fu chiamata appunto “Humanitas”, Diefenbach e i suoi discepoli vivevano a contatto con la natura e seguendo il modello di spiritualità e fratellanza universale di Cristo. In un tale progetto, l’arte giocava il ruolo di semplice mezzo, un espediente attraverso il quale trasmettere il messaggio di “Humanitas” e supportare economicamente la comune stessa. L’unicità dell’opera d’arte, intesa come singolarità monolitica ed irripetibile, non trovava infatti posto nel pensiero di Diefenbach, e pertanto i suoi quadri venivano spesso riprodotti più e più volte. Trasferitosi a Capri nei primi del Novecento, l’artista continuò la divulgazione dei suoi propositi, venendo da molti considerato soltanto come un eccentrico visionario, forse fin troppo in anticipo rispetto ai tempi. Morì infine sull’isola azzurra, il 15 dicembre 1913, per sua fortuna senza assistere agli orrori della Grande Guerra, che probabilmente avrebbe vissuto come una dolorosa sconfitta personale.
Tra i più dotati discepoli di Diefenbach vi era stato un altro giovane pittore tedesco, anch’egli stanco dei soffocanti ed avvilenti convenzionalismi dell’ambiente borghese: il suo nome era Hugo Reinhold Karl Johann Höppener, in arte Fidus, che poi sviluppò i temi del suo maestro, con il quale ebbe un intenso rapporto di amore-odio, in un ideale di ritorno alla purezza dell’anima germanica. Non è infatti un caso che la teosofia di Fidus e di altri pensatori tedeschi fosse stata poi successivamente inglobata e radicalizzata nello scellerato progetto ideologico del Nazionalsocialismo, che prevedeva appunto il consolidamento di una civiltà superiore e dominatrice. Eppure, nonostante il suo entusiasmo per l’ideologia del Partito Nazista, Fidus non ricevette l’appoggio del Regime, e la sua opera finì per ricadere nel calderone delle cosiddette “arti degenerate” (“entartete Kunst”), vale a dire tutte quelle forme artistiche ritenute nocive per la tradizione culturale ariana e pertanto meritevoli di essere osteggiate e distrutte. Infatti, alla sua morte nel 1948, le opere di Fidus erano state quasi del tutto dimenticate, venendo poi riscoperte solo negli anni ’60, allorché influenzarono moltissimo lo stile grafico psichedelico di quel periodo.

















