Francesco Durante – Da Il Mattino.
Dev’ essere stato quel dettaglio quel «davanti ai bambini» a destare grande sensazione intorno all’ ultima rissa scoppiata l’ altro giorno sulla battigia di Marina Grande, nei pressi del porto di Capri.
Dev’ essere stato proprio quel particolare a rendere speciale una notizia che, a ben vedere, ha poco di insolito. Se infatti su Google lancio le due parole «rissa» e «Capri», di precedenti me ne escono parecchi. Per esempio: 17 agosto 2003, «Capri: rissa in discoteca, giovane accoltellato»; 23 agosto 2010, «Capri: arrestati sei giovani per rissa»; 8 luglio 2011, «Capri, nozze vip con rissa», e avanti così. Una scazzottata a Capri, insomma, non si nega a nessuno. Non sono del pari una novità né gli arresti di spacciatori (l’ ultimo di una lunga serie nel luglio scorso), né lo stupro di ragazze minorenni (7 agosto 2010), né le cadute in mare nella ressa del porto (ressa, con la «e»: che poi sarebbe la pre-condizione della rissa con la «i»), né gli incidenti, anche tragici, dovuti al modo assurdo di guidare le barche in un mare che (si rivedano le eloquenti foto pubblicate dal Mattino nei giorni scorsi) in certi giorni è intasato di barche, barchette e barconi quanto il parcheggio di un grande centro commerciale può esserlo di auto.
Piuttosto ritualmente, adesso i residenti invocano l’ istituzione di nuovi presidii di polizia e il potenziamento di quelli già esistenti, quasi che l’ isola fosse abbandonata a se stessa e le forze dell’ ordine non facessero il loro dovere. Ma ovviamente non è così: le forze dell’ ordine polizia, carabinieri, guardia di finanza hanno sempre fatto quel che dovevano fare, e in tutti gli episodi che ho citato sono state sollecite nei loro interventi. Questo per dire che le criticità che l’ isola deve fronteggiare ogni anno tra luglio e agosto non sono un banale problema di ordine pubblico, ma piuttosto il risultato di scelte avallate dagli isolani attraverso i loro amministratori. Se infatti si consente che ogni giorno approdino a Capri 74 fra traghetti e aliscafi, tutti strapieni, in arrivo da Napoli, Sorrento, Salerno, Amalfi, Positano, Ischia, Castellammare e Torre del Greco, per scaricare qualcosa come quindicimila persone al dì, poi non ci si può lamentare della confusione. Né c’ è da stupirsi del fatto che l’ autobus impiega una mezz’ ora per coprire la brevissima distanza che separa il porto dai Due Golfi, se quel paio di chilometri di strada sono ingorgati di auto, moto, bus turistici, camion, tricicli etc. come via Acton all’ ora di punta.
La rissa di Marina Grande, insomma, deriva da questa dissennata ipertrofia. Si potrebbe anzi dire che ne sia uno degli esiti inevitabili, e tutto sommato nemmeno il più grave.
I residenti non dovrebbero invocare lo stato di polizia, ma piuttosto interrogarsi sulla validità del modello di sviluppo che si sono scelti, o che qualcuno ha scelto per loro. Dovrebbero chiedersi se sia il caso di continuare a spremere il limone in questa maniera feroce, senza limiti, senza riguardo per la fragilità dell’ ambiente e per l’ esiguità degli spazi e con l’ unico obiettivo di fare sempre più soldi; o se invece non sia nell’ interesse di tutti fare un po’ d’ ordine e imporsi qualche freno, governando il caos invece di subirlo. Ma ci sono scarse possibilità che si dia corso a una simile riflessione: all’ inizio dell’ estate, è bastato che il Comune di Capri facesse un vago accenno alla esigenza di darsi una regolata, perché da quello di Anacapri partisse un anatema. D’ altronde, anche ai turisti mordi-e-fuggi sembra andar bene così. Col caldo che fa e col casino che c’ è, è fuor di dubbio che le loro gite si siano risolte in un autentico incubo. Però, tornati a casa col loro trofeo un selfie in Piazzetta o al porto potete star sicuri che, per il sublime piacere di veder schiattare d’ invidia gli amici, avranno detto che l’ esperienza è stata indimenticabile. E nessuno avrà notato l’ ambiguità dell’ aggettivo.
Francesco Durante – maildurante@gmail.com
















