Fonte: Metropolis
di Marco Milano
Capri. Chiusura del Giudice di Pace a Capri, «effetti destinati ad avere natura dirompente». Le due amministrazioni isolane, in una nota congiunta, sono intervenute dopo il trasferimento delle attività dell’ufficio di Capri del Giudice di Pace sino al termine del 2020 presso il Tribunale di Napoli. I primi cittadini di Capri e Anacapri, Marino Lembo e Alessandro Scoppa, nel documento inviato ai presidenti del Tribunale e della Corte d’Appello di Napoli hanno evidenziato «la stretta e irrinunciabile necessità di valutare la decisione assunta contemperando e ponderando le probabili conseguenze di tale decisione rispetto alle esigenze della popolazione residente sull’isola». Nella corrispondenza sono state ricordate le conseguenze del provvedimento di chiusura, seppur temporanea, dell’ufficio caprese «riguardo al contenzioso pendente e potenziale ma anche rispetto al compimento di attività essenziali per coloro che vivono sul territorio isolano e riscontrabili nell’accesso all’ufficio per il giuramento di perizie, la richiesta del casellario giudiziario ed ogni altra attività di pertinenza di un piccolo ufficio giudiziario, da oltre venti anni operante a Capri». Nella lettera è stato anche rappresentato che i locali che ospitano l’ufficio del Giudice di Pace di Capri sono di proprietà del comune di Capri ed erano stati concessi gratuitamente proprio con l’obiettivo di «mantenere sul territorio isolano l’unico presidio giudiziario, nell’interesse dei cittadini, degli operatori di giustizia e degli imprend itor i , così assicurando l’accesso alla giustizia senza gli oneri e i disagi connessi allo spostamento verso la terraferma, particolarmente patiti nel periodo invernale» . Il delegato isolano dell’Unione Nazionale Consumatori, Teodorico Boniello, che già ieri era intervenuto sull’argomento, nelle scorse ore ha inviato al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al Prefetto di Napoli Marco Valentini una nota definendo il provvedimento «ingiusto e lesivo dei diritti fondamentali dei cittadini capresi»


















