Fonte: Cronacaqui.it
ra nato lo stesso anno del partito comunista italiano. Magnifica coincidenza per due esistenze, quella del Pci e di Gianni Agnelli (1921-2021), con grandi differenze anche tra i festeggiamenti. Mentre tutti oggi invocano la storia gloriosa del partitone di Togliatti, inclusivo e moderno e riformista, sull’ erede di quella che era la Fiat – poi Fca, poi Stellantis – pare calato il silenzio più totale. Un po’ perché tutto si è velocizzato, e di vite e anniversari e storie ce ne sono troppe, un po’ perché forse una figura come quella dell’ Avvocato oggi non avrebbe più niente da dire a nessuno. Sessista (“solo le cameriere si innamorano”), maschilista (“andavo a Capri quando le contesse facevano le mignotte, ora che è il contrario non mi diverte”), soprattutto élitista, era un simbolo vivente del patriarcato quando questo era una bella parola. Era, anche, un simbolo delle vituperate élite quando queste sembravano normali, non le si chiamava neanche così: non c’ era bisogno di dar loro un nome, c’ erano e basta, e tutti sognavano e studiavano per farne parte, un giorno, anche tramite quel Pci di cui sopra. C’ erano pubblicazioni apposite, non libretti rossi ma quel leggendario Capital uscito nel 1981 che spiegava come si faceva, ai nuovi ricchi: a mangiare, a parlare, cosa dire, cosa non dire, andare al golf, dare la tredicesima alla cameriera (ma non solo Capital: senza Internet , c’ era tutta una pubblicistica. La più bella ragazza di Roma, Lina Sotis, spiegava, dopo aver fatto il più bel matrimonio di Milano: “Se siete un arrampicatore sociale o una coppia che vuole entrare in società, ricordatevi che c’ è un solo segreto: la tempistica e la pazienza. Se gli altri se ne accorgono la vostra scalata è finita prima di cominciare”).

















