Anna Maria BonielloStavolta non è sbarcato nelle tradizionali vesti di musicista, fondatore dei Matia Bazar, autore di canzoni trasmesse di generazione in generazione: Carlo Marrale inaugurerà martedì al centro Mario Cacace di Anacapri una mostra delle sue fotografie. «L’armonia delle cose nascoste, dal nulla il tutto», dice il titolo: «le diverse bellezze, simbolo di armonia e serenità, possono essere celate in ogni cosa attorno a noi», spiega lui, parlando di «arte involontaria», centrata sul dettaglio urbano e tradotta in geometrie, colori e materia. Una raccolta di scatti sospesi tra definito e indefinito, materiale e immateriale, in fluidità chiaroscurali nella continua ricerca del bello,anche dove a volte il bello non c’è.Ma qual’è il rapporto tra arte e musica, Marrale?«Nella mia mente musica ed immagini sono da sempre inscindibili: quando compongo tendo alla ricerca dell’equilibrio armonico che sia in sintonia con le immagini che il cuore mi detta. Quando fotografo cerco di dare una dimensione nuova a particolari che attirano la mia attenzione, decontestualizzandoli e facendoli risuonare di colore: non sono più fotografie ma quadrigrafie. Per scelta, e per mantenere l’immediatezza dello scatto, ho smesso di utilizzare apparecchiature sofisticate, ripiegando sul più immediato smartphone o su una macchina fotografica da turista, così come nella musica, voglio che l’aspetto tecnico, lasci spazio alle emozioni del cuore».Il grande pubblico la ricorda per i Matia Bazar. Ma lei come ricorda la stagione con la band?«Con loro ho contribuito a creare un sound, realizzando un sogno che coltivavo sin da bambino: fare musica. Ho avuto la fortuna di centrare il successo internazionale con la prima canzone che ho scritto, Stasera che sera, seguita da tante altre. E, poi: concerti in mezzo mondo, dal Giappone, al Medio Oriente, dal Canada, al Sudamerica, all’Unione Sovietica e tutta l’Europa hanno arricchito il mio spirito dandomi la possibilità ,di incontrare tantissime persone di ogni ceto sociale e di vedere cose che forse non avrei mai immaginato ,parlando con l’unico linguaggio universale, quello della musica. Per questo mi reputo una persona molto fortunata, sempre riconoscente alla vita che tanto mi ha donato e che continua ad essere generosa».Lei ormai è quasi anacaprese d’adozione.«Quel che mi lega all’isola, che ho conosciuto grazie a Roberto Gianani indimenticabile patron del Premio Bruno Lauzi, è qualcosa che prescinde la bellezza del luogo. Mi godo l’atmosfera rilassata, e familiare, è curioso, ma alle volte ho l’impressione di aver già visto e vissuto vicoli o scorci di rara bellezza, come se in una vita precedente fossi stato un abitante dell’isola… chissà». Forse però non è vero che Marrale non è sbarcato qui nella veste in cui è più noto. O, anzi, è vero, che l’artista dei suoni e l’artista delle immagini sono due facce della stessa persona, complementari se non speculare. L’inaugurazione della mostra, martedì, lo vedrà infatti «illustrare» le sue opere armato di chitarra. Per chi ci sarà il commento è già scritto: «Stasera… che sera».

















