Fonte. Il Mattino del 16 settembre 2021
di Federico Vacalebre
Per una volta non diremo del primo set, il concerto della Nuova Compagnia di Canto Popolare, e sì che era la prima volta che la vedevamo senza Corrado Sfogli. E nemmeno del terzo, quello di Eugenio Bennato e del suo gruppo. Perché in mezzo, e alla fine come bis, nel chiostro grande della certosa caprese, è successa una cosa speciale assai. Certo, non c’ era Peppe Barra, pur invitato da Geppy Gleijeses, direttore artistico e ideatore del neonato festival «Il canto delle sirene», al cui centro ha messo, con lucido coraggio, proprio l’ evento che andiamo a raccontare, riunendo gran parte dei protagonisti sopravvissuti della più importante avventura nel campo del folk revival italiano, con una dedica a Carlo D’ Angiò e il già citato Corrado Sfogli.
Riuniti dall’ affetto per i compagni scomparsi, si sono ritrovati sul palco Fausta Vetere, Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello e Corrado Trampetti.
I fantastici quattro, supportati da una sorta di supergruppo grazie alla fusione delle due formazioni in scena, si sono lasciati alle spalle decadi di distanze, litigi professionali e personali, divergenze artistiche, rotture, separazioni, uscite dal gruppo, tentativi di reunion mal riusciti. Impossibile tornare al tempo del teatro Esse di via Martucci, dell’ incontro illuminante con Roberto De Simone, della benedizione di Eduardo De Filippo, del deflagrante impatto sull’«intronata routine del cantar leggero» (Pasquale Panella dixit) della loro apparizione. C’ è da prendere le misure, da dimenticare il male nel nome del bene condiviso, da ritrovare l’ abitudine di dividere applausi e strofe. Così «Madonna tu mi fai lo scorrucciato» è un assaggio, è una sorta di prova in pubblico, ma già la «Tarantella del Gargano», con donna Fausta in grande evidenza, strappa applausi e nostalgia canaglia al pubblico. Che non riesce più a star fermo con la «Moresca del gatto» griffata da Mauriello, col canto sanfedista «Sona sona Carmagnola», con le mai obliate «Madonna delle grazie» e «Tammurriata alli uno», fino all’ apoteosi vivianea di «La rumba degli scugnizzi». Mauriello ha voce e postura immutata, o quasi, Bennato si gode armato di chitarra la ritrovata unità, la Vetere è commossa e pensa che al marito sarebbe piaciuto vedere la scena, Trampetti tiene tutti insieme, guidando spesso le danze.
Dopo il taranta power bennatiano, i fab four del nostro folk si ritrovano ancora e, inevitabilmente, è tempo di quella «Tammurriata nera» con cui la Nccp entrò persino in hit parade. Le strofette finali tanto attese sono cantate in coro dai presenti, commossi probabilmente quanto i protagonisti sul palco della Riunita Compagnia di Canto Popolare. Succederà ancora? Il maestro Peppe Barra completerà il quintetto? Ai posteri l’ ardua sentenza.