Fonte: IL Mattino – 21 gennaio 2025
di Anna Maria Boniello
L’EVENTO
Capri va alla riscoperta delle proprie origini. Ieri sera in Piazzetta, a distanza di trent’anni, si è ripetuto il rito dell’accensione del «fucarazzo», in onore di San Sebastiano, protettore dei militari, della polizia locale, dei macellai e degli appestati. Il Santo viene celebrato sull’isola sin dal 1600, quando Capri venne colpita dalla pestilenza. Una micidiale epidemia che decimò l’isola, provocando la morte di 350 abitanti su una popolazione di 755 persone a Capri e 115 su 833 ad Anacapri. Capri fu messa letteralmente in ginocchio, tanto che deceduti tutti i sacerdoti a causa del morbo, il vescovo Paolo Pellegrino fu costretto a chiedere l’intervento dei Padri Certosini per amministrare i sacramenti ai moribondi. Passata la peste, i cittadini superstiti, forse per adempiere ad un voto fatto nel momento in cui infuriava più virulenta l’epidemia, edificarono una cappella a San Sebastiano, che era ritenuto protettore degli appestati, forse sotto l’arco che mette in comunicazione via Acquaviva con la Piazzetta. Infatti, sull’arcata venne apposta un’edicola con un antichissimo quadro raffigurante il Santo, che fu trafugato e fu poi sostituito con uno nuovo, attualmente visibile. E in Piazzetta venne acceso un grosso falò, chiamato «fucarazzo» dove venivano gettati indumenti, suppellettili e vestiari di coloro i quali erano stati colpiti dalla peste. Un rito quasi scaramantico che è andato avanti per secoli sino agli anni Novanta e che oggi l’amministrazione di Capri ha voluto riproporre.
IL RITO
Il sindaco di Capri Paolo Falco, in una piazza piena di giovani e di anziani che avevano memoria di questo rito, ha voluto ricordare che è in corso un progetto di recupero delle tradizioni antiche e popolari per trasferirle alle nuove generazioni. «La tradizione era stata abbandonata ha detto il sindaco Paolo Falco – da oltre ventisette anni. Il nostro progetto tende alla riscoperta delle tradizioni, sia religiose che no, per ricordare le proprie radici. In questo senso ci siamo adoperati anche per far rivivere il fuoco di San Sebastiano ogni 20 gennaio, data in cui di fatto iniziava l’anno con questa manifestazione popolare». La giornata ha avuto il via in mattinata nella sala consiliare del Comune dove è stata allestita una mostra fotografica degli antichi falò, curata dal giornalista storico Luciano Garofano. A seguire c’è stata la messa nella chiesa di Santo Stefano alla presenza di tutte le forze militari e della polizia locale guidata dal comandante Daniele De Marini per onorare il loro protettore. Quindi si è esibita la banda musicale di Sorrento «Enrico Caruso», che ha attraversato il salotto del mondo per fermarsi sotto l’antico arco di ingresso dove un tempo vi era un ponte levatoio e dove oggi troneggia il quadro di San Sebastiano. La giornata è continuata nel pomeriggio e alle 17.30 esperti fuochisti hanno acceso il primo «fucarazzo» del terzo millennio tra gli applausi di varie generazioni di capresi. Le fiamme che si sono levate alte all’ombra del campanile sono rimaste accese per circa un’ora; infine, la festa si è conclusa con l’assaggio di dolci e piccoli assaggi di pietanze tipiche dell’isola. Un’isola diversa e insolita e una piazzetta non mondana hanno dato il via con una cerimonia tutta made in Capri ormai scomparsa al primo mese del 2025.