Leandro del Gaudio – da Il Mattino – Come in una sorta di scaricabarile. Dinanzi al giudice, ognuno prova a smarcarsi dalle accuse, a negare un ruolo diretto in quella sorta di messa in scena organizzata per celare un abuso edilizio. Quindicesimo piano della Torre b, palazzo di giustizia deserto, tocca al gip Isabella Iaselli interrogare i presunti responsabili di un bluff, vale a dire il finto ripristino dello stato dei luoghi, all’ interno di una villa finita mesi fa sotto sequestro.
SCARICABARILE Tocca a Silverio Paone, nipote diretto del patron della Kiton e proprietario della villa di via Cercola finita sotto inchiesta, dare la sua versione dei fatti. Difeso dal penalista napoletano Bruno Von Arx, Paone non ci sta a passare per uno dei registi di una finta opera di ripristino, finalizzata a deviare il corso delle indagini e a spingere l’ autorità giudiziaria a chiedere l’ archiviazione: «Dopo il sequestro dello scorso gennaio, quello relativo alla realizzazione di una cavità ritenuta abusiva, ho chiesto al direttore dei lavori di ripristinare lo stato dei luoghi, come per altro disposto dalla stessa autorità giudiziaria. Sapevo che il ripristino sarebbe stato decisivo per chiudere il caso e non mi sono interessato di altro. Mi sono affidato a lui (riferimento esplicito all’ imprenditore Biagio Gargiulo, altro indagato in questa vicenda), tanto che dopo aver ottenuto il dissequestro sono passato nella mia villa di Capri, ho visto che c’ era il muro e ho pensato che la situazione fosse definitivamente ripianata». Una versione con la quale, Paone prende le distanze dall’ accusa di aver preso parte a una trama illecita assieme al dirigente dell’ ufficio tecnico comunale Massimo Stroscio (finito agli arresti domiciliari), e allo stesso Gargiulo (destinatario di un divieto di dimora a Capri, misura adottata per lo stesso Paone). Spiega ancora il proprietario della villa di via Cercola: «Non conosco quel dirigente, non ho mai avuto rapporti con Stroscio e non ho preso parte a nessun accordo illecito.
Non sono per altro tecnicamente ferrato al punto tale da poter giudicare la realizzazione di un’ opera di ripristino come quella che ci era stata chiesta dall’ autorità giudiziaria. Sono un incensurato, non ho mai avuto problemi con la giustizia».
Versione difensiva anche da parte dello stesso Stroscio, che ha sostenuto due giorni fa l’ interrogatorio di garanzia dinanzi al gip. Difeso dal penalista Mario Del Savio, Stroscio fa riferimento alle date, per scrollarsi di dosso l’ accusa di depistaggio: «Sono vittima di quanto accaduto. Non ho mai organizzato alcun accordo sotto banco per far passare per buono un ripristino dello stato dei luoghi mai avvenuto, anche perché non avrei avuto alcun interesse a farlo». Ma torniamo alle date: «A marzo scorso – spiega – come dirigente dell’ ufficio tecnico del comune di Capri ho fatto dei saggi, che hanno dato esito positivo, al punto tale che la villa è stata dissequestrata. Non sono responsabile di cosa sia avvenuto tra il 23 marzo e il 15 giugno, quando cioè i carabinieri fanno un nuovo blitz e scoprono la falsità del ripristino.
So per certo che i materiali di risulta sono successivi al mio intervento, quindi appartengono a iniziative che non mi vedono protagonista». A questo punto, è stato l’ avvocato Del Savio a chiedere una consulenza per mettere a fuoco gli interventi in villa dallo scorso gennaio.
LE VERIFICHE Inchiesta condotta dal pm Carolina De Pasquale, sotto lo stretto coordinamento del procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, si punta a dimostrare l’ esistenza di un accordo finalizzato a falsare un intervento di messa in ripristino di una parete di roccia teatro di uno scavo. Decisivo il «saggio» del 23 marzo scorso, in cui il dirigente comunale Stroscio avrebbe indicato come luogo in cui realizzare la verifica uno spazio di cinquanta centimetri su una parente di otto metri: un punto «x» ricoperto di terra, per dimostrare la correttezza di un intervento paragonato dal gip a uno «specchietto per le allodole».

















