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Capri, inchiesta bis sulla morte del costumista di Sorrentino

di Redazione
18 Febbraio 2025
in News
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: Il Mattino – 18 Febbraio 2025

di Anna Maria Boniello e Leandro Del Gaudio

ECCO TUTTI I DUBBI

La quantità di acqua nei polmoni e la mancanza di fratture ed escoriazioni. Sono questi i due punti che hanno spinto la Procura di Napoli a non archiviare l’inchiesta, ma a tenere comunque acceso un faro investigativo sulla storia del costumista morto a Capri. Una vicenda che riguarda la scomparsa di Luca Canfora, apprezzato costumista morto il primo settembre del 2023 a Capri, in circostanze da sempre apparse poco chiare.

LA RIESUMAZIONE

Circostanze che ora potrebbero spingere gli inquirenti anche a valutare l’ipotesi della riesumazione del cadavere del costumista, nel tentativo di fare chiarezza su alcuni punti legati alle circostanze del decesso. Ed è stato proprio il Mattino, sin dalle primissime battute a mettere in fila una serie di punti oscuri legati alla scomparsa di Canfora. Ma restiamo ai fatti, a partire da un retroscena legato agli ultimi step dell’inchiesta in corso: domani
mattina, il fratello di Luca Canfora sarà ascoltato dagli agenti della squadra mobile (ufficio guidato dal primo dirigente Giovanni Leuci), nel corso di una sorta di supplemento investigativo. Come è noto, la famiglia del professionista deceduto un anno e mezzo fa nelle acque dell’isola azzurra, non ha mai creduto alla pista del suicidio. E sono state proprio alcune argomentazioni difensive elaborate dall’avvocato della famiglia del costumista ad aver spinto il gip a suggerire ulteriori verifiche, a chiedere nuovi accertamenti, a partire proprio dalla audizione del fratello dello stesso Canfora. Una circostanza raccontata di recente da Il Fatto Quotidiano, su cui conviene fare chiarezza.

LE TELECAMERE

Torniamo alla mattina del primo settembre del 2023. Le telecamere dei Giardini di Augusto riprendono la sagoma di Canfora, mentre fa ingresso nella zona adibita a set, per la definizione di una scena di Parthenope, ultima fatica cinematografica di Paolo Sorrentino. Il costumista è apprezzato dal regista premio Oscar e vanta collaborazioni con altre produzioni internazionali. Non ha una vita movimentate, né sono emersi dissidi o contrasti con qualcuno. Fatto sta che le scene riprese dalla telecamera di accesso ai Giardini sono le uniche a disposizione, perché – dopo aver realizzato una prima parte del lavoro, Canfora sparisce dalla visuale. Lascia il set passando per la strada opposta all’ingresso, quella che dà lungo via Krupp. Da allora non ci sono più appigli utili a ragionare sulla sua fine. Il suo corpo viene trovato in acqua da un gruppo di canoisti alcuni giorni dopo. Sulle prime si parlò di suicidio, ma la pista del volo spontaneo dal costone occidentale di Capri non ha mai convinto più di tanto. Come è noto ai lettori de Il Mattino, la Procura di Napoli ha deciso di aprire una inchiesta per mettere a fuoco alcuni aspetti poco chiari di questo decesso. Inchiesta condotta dal pm Silvio Pavia, magistrato in forza al pool del procuratore aggiunto Alessandro Milita, l’ipotesi battuta è l’unica possibile per ricercare dei riscontri in questo caso: istigazione al suicidio. Come a dire: il caso non può essere archiviato tout court, bisogna fare delle verifiche. C’è qualcuno o qualcosa che ha spinto il costumista a uccidersi? O le cause della sua morte vanno ricercate altrove? Su un punto in particolare Giuseppe Canfora, fratello di Luca insiste sin dal primo giorno: «Mio fratello non aveva alcun motivo per togliersi la vita, sono sicuro che non si sia suicidato».

LE VERIFICHE

Ma torniamo ai possibili punti oscuri di questa storia. C’è un dato di fatto ineludibile: in un anno e mezzo di indagine, la Procura non ha mai avanzato richiesta di archiviazione del caso. Come a dire: se quello di Luca Canfora è stato un suicidio, è anche vero che ci sono ancora dei punti poco chiari che non consentono di chiudere il caso in modo definitivo. Due le questioni che sembrano controverse: da un lato la mancanza di fratture o escoriazioni sul corpo del professionista, dall’altro la quantità di acqua presente nei suoi polmoni. Si parte dalle conclusioni mediche definite nel corso dell’autopsia. Se è vero che Luca Canfora è volato da 150 metri di altezza, è anche vero che il suo corpo sarebbe dovuto rimbalzare lungo le rocce prima di finire in acqua. Una dinamica difficile da accettare, se si pensa alla quantità di massi e sterpaglia che avrebbero frenato il corpo dell’uomo. In tanti, osservando il dirupo e ragionando sul punto in cui è stato trovato il corpo, concludono con una battuta: non è possibile raggiungere il mare, dal punto in cui si assume che sia caduto il costumista. E i segni sul cadavere di una caduta tanto rovinosa comunque non sono stati riscontrati. Poi c’è la questione dell’acqua di mare. Se il corpo fosse giunto direttamente in acqua, magari dopo un volo di alcune decine di metri, sarebbe stato inevitabile trovare una certa quantità di acqua nei polmoni. Una circostanza oggettiva che avrebbe una logica anche nell’ipotesi di una caduta accidentale da uno dei punti del costone di via Krupp. In sintesi, Canfora potrebbe essersi appartato per un esigenza fisiologica, fino a perdere l’equilibrio, cadendo in mare dove avrebbe perso conoscenza. Ma anche in questa circostanza, sarebbe stato necessario riscontrare una quantità di acqua maggiore rispetto a quella rinvenuta nei polmoni, all’indomani del suo ritrovamento. Punti oscuri o comunque poco chiari, su cui insiste Giuseppe Canfora, in un recente servizio televisivo in Rai, anche a proposito del clima attorno alla morte del costumista: un clima di silenzio legato alla scomparsa del professionista. Nessuno ha visto cadere il corpo di un uomo, nonostante via Krupp sia uno dei percorsi più battuti dai turisti e nonostante nei primi giorni di settembre il mare di Capri sia tra i più trafficati. Quanto basta per svolgere altri approfondimenti su questo caso, a cominciare dall’audizione del fratello del professionista deceduto. Quanto basta inoltre a non archiviare il caso: a tenerlo in vita, di fronte alla difficoltà di mandare giù la tesi più facile, quella del suicidio: una pista che fa a pugni con tanti aspetti destinati ad alimentare – almeno per ora – il giallo di Capri.

 

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