Alle 19 al belvedere di Tragara si parla di Curzio Malaparte, con la presentazione caprese di Malaparte Morte come me (Baldini e Castoldi), il corposo romanzo di Rita Monaldi e Francesco Sorti. L’ incontro rientra nel ciclo di eventi con cui il Comune celebra i 60 anni dalla morte di Malaparte, e offre l’ occasione di una riflessione sul lascito di una figura ingombrante, un «arcitaliano» in cui vizi e virtù patrie si assommano in misura proverbiale. Il romanzo è lo strumento più ricco e gradevole per conoscerne la storia, e per leggere la storia di Capri in una delle sue più complesse stagioni, quando l’ isola, fino ad allora rifugio sicuro per ogni sorta di «irregolare», rigurgita anche di gerarchi fascisti e, pur restando il luogo più aperto d’ Italia, è lo scenario privilegiato per cogliere i sintomi dell’ imminente catastrofe: un Titanic ove, celebrando mondanissime feste, si finga d’ ignorare che tutto sta crollando.
Definirlo un giallo storico è riduttivo. Monaldi & Sorti l’ hanno costruito con un’ eccezionale documentazione, annodando i fili di una scena strapiena di personaggi e suggestioni romanzesche. Nocciolo della vicenda è la morte, avvenuta nel 1935, della giovane poetessa inglese Pamela Reynolds, che con Curzio aveva avuto un fugace incontro amoroso, e che secondo la vulgata corrente s’ era suicidata per amor suo. Quattro anni dopo la fine di Pam, Malaparte è accusato di averla uccisa: agenti dell’ Ovra arrivano sull’ isola per arrestarlo, e lui non ha un alibi che magari possa indirizzare i sospetti verso l’ ufficiale nazista che pure aveva avuto una relazione con la giovane, e che Curzio aveva già incontrato in guerra sui campi di Bligny, umiliandolo poi in un duello sul belvedere della Migliera, ad Anacapri…
Un momento: quanto c’ è di vero in questa storia? Monaldi & Sorti avvertono: è «fiction pura al 100%». Ma credibile. Tutto ciò che s’ inventano combacia a perfezione col quadro storico. Capri è ideale per trasformare in magma narrativo la rivoluzione russa e l’ assassinio di Matteotti, l’ ossessione nazista per l’ occultismo e tanto altro. E per evocare una moltitudine di fantasmi che ne hanno fatto il mito: dalla miliardaria Mona Williams, alla figlia del Duce Edda Ciano coi suoi amorazzi, l’ inclinazione per il gioco e la bottiglia, ad Axel Munthe che ha il vezzo di fingersi cieco, a Marinetti, Moravia, il gioielliere Chantecler, lo scrittore Cerio e mille altri.
Centrato nell’ estate 1939, in virtù di diversi flashback e altrettanti «fast forward» il racconto spazia dalla prima guerra mondiale al 1957, anno della sua morte, ed è reso in prima persona dallo stesso Malaparte, eroe a tutto tondo col suo fedelissimo cane Febo e la sua casa, e narratore davvero onnisciente e addirittura postumo, capace com’ è di ragionare sul libro insieme con l’ ultima «splendida femmina» della sua vita: la Morte.
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