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Home Cultura

Capri e i venti della rivoluzione russa ne Il Pescatore di Lenin

di Redazione
14 Marzo 2021
in Cultura
Gorkij e Lenin a Capri. Foto d'epoca. Capri 2010 Capripress

Gorkij e Lenin a Capri. Foto d'epoca. Capri 2010 Capripress

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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: barbadillo.it

di Giovanni Vasso

In un’isola del Mediterraneo approda, per ragioni misteriose, un uomo – altrettanto misterioso nel timore che incute ai governi di mezz’Europa che sarà tra i protagonisti più ingombranti della storia del ‘900. Lo accoglie al porto un pescatore muto, umile ed emarginato, che lo omaggia di un totano. L’isola è Capri, quell’uomo è niente di meno che Vladimir Il’i Ul’janov e il pescatore, invece, è Antò il muto. E no, nonostante lo scenario e le premesse, la storia che Lorenzo Beccati racconta ne ‘Il Pescatore di Lenin’ (Oligo Editore, 236 pagg, 16,90 euro) non è l’ennesima variazione sul tema – pure affascinante – de ‘Il Postino’ . Lenin a Capri c’è stato davvero. Ospite dello scrittore Maksim Gorkij, alias letterario di Aleksej Maksimovic Pezkov, tra i padri fondatori – sicuramente sotto l’aspetto culturale – dell’Unione Sovietica. Gorkij sull’Isola azzurra tiene una scuola per dirigenti e quadri del bolscevismo russo. Al suo fianco i maggiorenti del partito in esilio; dalle pagine del libro emerge chiara una questione: loro, tutti, annoiano profondamente colui che sarà il capo assoluto del bolscevismo. Persino il borioso Bogdanov, che ritiene di doverlo sfidare pubblicamente a scacchi per metterne in discussione l’autorità, lo infastidisce come farebbe una zanzara mica lo preoccupa come avversario. Lenin a Capri si fa delle scorpacciate di autentica umanità. Va a pesca, esplora le meraviglie delle natura, frequenta le bettole. Sempre in compagnia di Antò ‘o muto. Tra i due, un russo e un uomo senza lingua, si instaura il dialogo fiorito di un’amicizia autentica. Il loro è un rapporto tra pari. Talora, è addirittura il pescatore a sovrastare il rivoluzionario. Non solo, e non tanto, nel fervore rivoluzionario. Antò, figlio del popolo, è dal popolo emarginato. Non tanto per il suo handicap, che comunque gli consente di poter ragionare coi turisti levando d’impaccio i colleghi pescatori alle prese con le richieste delle inglesine, ma per la sua indole irriducibile e ribelle. Non vede l’ora, Antò, di mettere il suo vecchio fucile al servizio della Rivoluzione e del suo leader indiscusso, appunto Lenin. Solo lui, col suo carisma, riesce a tenere a bada il pescatore. Massimo Troisi e Philippe Noiret ne Il Postino Dove Antò e il russo sono pari (o probabilmente dove il caprese sovrasta Lenin) è proprio là dove Neruda e il suo postino Mario sono diseguali. Il poeta cileno mette il suo discepolo a parte dei segreti dell’amore perché conquisti la splendida Beatriz (o Beatrice, nell’adattamento cinematografico); il rivoluzionario vuole farsi bello dell’avvenenza dell’amica sua Lizaveta ma trova il pescatore a letto con Carmela, la ragazza più bella di Capri, le cui danze sfrenate sono un inno alla vita. La scrittura asciutta ed evocativa di Lorenzo Beccati – che, da autore televisivo insieme ad Antonio Ricci ha marchiato a fuoco l’immaginario collettivo degli italiani, da Drive In fino a Striscia la Notizia passando per Paperissima riesce a dipingere un mosaico di piccoli e affascinanti quadri di vita caprese e di psicologia: colora il conformismo dei rivoluzionari russi e degli humiliores capresi, tratteggia la tracotanza degli agenti e dei borghesi, che più sono piccoli (come i Nascimbene) e più sembrano arroganti e amorali, forse persino più dei Krupp; rende carne e marmo la ‘trasformazione’ di Lenin che, se per tutto il romanzo riesce a essere il simpatico e (addirittura!) quasi inoffensivo ‘professor Drin-Drin’ sa svelarsi in tutta la sua durezza e intransigenza, quasi cieca, quando si tratterà di dare seguito al compito misterioso che si è prefisso raggiungendo Capri. L’affascinante vicenda narrata da Beccati è impreziosita dalla storia che, come una matrioska, la avvolge. E’ quella di una famiglia che si ritrova superando la distanza apparentemente invalicabile degli oceani e, addirittura, delle generazioni. Le rivoluzioni travolgono la vita degli uomini; ma alla fine passano: restano i cocci ed è importante rimetterli insieme. Se non si vuole restare prigionieri della solitudine e di quel passato che troppo spesso ha il peso insostenibile dell’ombra

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