Fonte: Il Mattino.it
Il ministro dell’Ambiente: possibili speculazioni sul greggio ma non saranno come quelle sul gas dopo la guerra in Ucraina
di Adolfo Pappalardo
Il tema che si pone subito è quello dei rincari sull’energia dopo l’attacco all’Iran. Del petrolio in particolare vista la complessa situazione. «In questo momento, allo stato attuale, no. Se ci fosse un’escalation, per il petrolio potrebbe esserci qualche conseguenza sul prezzo ma ricordiamo che arriva da tante direzioni così come il gas. La regola domanda-offerta determina che chi vende cerca anche di intervenire sul prezzo non certo a favore del compratore», spiegaGilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, alla rassegna Capri D’Autore. Poi aggiunge: «C’è molta attenzione ma la nostra preoccupazione non riguarda le quantità – dice il ministro – perché abbiamo una sufficienza energetica, ma sui prezzi perché la tensione potrebbe creare sia una diminuzione delle quantità verso l’Europa e anche una speculazione sui prezzi». Lievi rincari però ci sono: «Il petrolio già ora è salito del 5 per cento, il gas del 4. Ma – tiene a precisare il ministro – non è il caso della guerra in Ucraina: lì l’Europa dipendeva moltissimo dalla Russia per il gas. E poi c’erano le speculazioni finché non furono sospese le quotazione dei prezzi. Fu durissimo ma la crisi è alle spalle. Allora, tanto per capirci, il prezzo del gas era fissato a 180 a megawattore, ora siamo a 37». E i grandi player come Cina, Russia e Usa cosa faranno ora? «L’America è lontana ma interessata comunque a ciò che accade, anche se ha un’autonomia propria. La Russia ha i suoi problemi mentre la Cina potrebbe avere disagi complessivi. Ma oggi il timore è lo stretto di Hormuz, il 20 per cento gas europeo passa da li». Sul fronte energia, è il caso ora di verificare l’ipotesi nucleare? «Al momento attuale l’Europa fatica tantissimo ad avere una posizione univoca su fonte energetico. Italia e Germania ad esempio sono accomunate produttivamente, a cominciare dall’automotive, e servirebbe ragionare assieme. A cominciare – premette il ministro – da come approvvigionarsi di gas. Noi abbiamo preso un percorso a Sud: 26 miliardi di metri cubi arrivano dall’Algeria ma si potrebbe farlo di più anche dalla Libia (ma preleviamo pochissimo per varie ragioni, a cominciare dalla stabilità loro)». Il problema però sono le emergenze legate ai conflitti e il processo avanzato di decarbonizzazione. «Quest’ultimo rimane il nostro obiettivo su cui non si torna indietro ma non si smantella nulla a Brindisi o Civitavecchia. Chi mi garantisce che non mi succede un incidente dall’arrivo di gas da Algeria? Per ragioni di sicurezza dobbiamo essere sempre pronti a qualsiasi emergenza». E si arriva al nucleare: ma l’Europa è pronta? «Lentamente sì: si riconosce che serve un po’ più di energia nucleare. La Francia, in questo senso, è avanti da anni mentre la Spagna ha commesso molti errori per motivi ideologici. La Francia però – puntualizza Pichetto Fratin – ha strutture molto vecchie ed è anche un nostro problema: c’è comunque un importo di energia da Francia all’Italia per alcuni minuti giorno. Ma lunedì annuncerò ufficialmente alla Ue l’adesione dell’Italia al nucleare». Ma siamo ancora ai primordi: «Siamo nella fase iniziale. Stiamo approntando il quadro giuridico affinché all’inizio del decennio si possano fare le valutazioni necessarie e andare avanti su questa rotta».