Riceviamo e Pubblichiamo
Anche la Chiesa!!
È assolutamente inaccettabile, ingiustificato ed ingiustificabile lo stato in cui si presenta esternamente il fabbricato della ex cattedrale di Santo Stefano che con la sua imponente struttura domina la “piazzetta” di Capri, il mitico “salotto del mondo” di cui ne è elemento caratteristico e connotativo. È inevitabile che lo sguardo di chiunque si trovi nell’area, si trattenga ai tavolini dei bar o solamente la attraversi, non si soffermi sulle facciate della chiesa e sulla singolare architettura e l’articolato “movimento” creato sul tetto dalle coperture esterne degli spazi interni. Oggi l’intonaco delle mura è in buona parte rigonfiato e scrostato; il colore bianco, dilavato e a chiazze, è soltanto uno sbiadito ricordo del bianco abbagliante e vivido di un tempo; sull’intera copertura esterna predomina il nero ed il verdastro degli ammaloramenti prodotti dalle acque meteoriche e qualche ciuffo di erbaccia spunta rigogliosa da qualcuna delle numerose fessurazioni. E’ una situazione che denota uno stato di preoccupante abbandono, di negligenza, di sciatteria, di mancanza di orgoglio e di identità ed è sorprendente e preoccupante che tutto ciò sia sotto gli occhi di tutti; in primis delle autorità ecclesiastiche e della comunità parrocchiale e poi della moltitudine di cittadini ed ospiti dell’isola che ininterrottamente transitano nella piazza; dei tantissimi che siedono ai tavolini dei bar; dei cosiddetti “chiazzieri” locali che si radunano per i commenti dei fatti del giorno; dei politici e degli amministratori che frequentano la Casa Comunale e che durante le pause di “lavoro”, si affacciano dalle finestre poste proprio di fronte al fabbricato in questione. Acquisito che la condizione odierna è maturata negli anni e non può se non peggiorare in futuro se non si interviene con immediatezza, c’è una situazione di impasse che è difficile da spiegare e comprendere se non con le dinamiche che caratterizzano la società isolana nel suo complesso. Da una parte l’inerzia e l’attendismo delle istituzioni ecclesiastiche e della Chiesa locale cui è fatto obbligo e competenza di intervenire e che appaiono essersi uniformate a quel diffuso, inaccettabile e dannoso clima di disinteresse e abbandono che sta da tempo contraddistinguendo il nostro territorio. Dall’altra sia la società civile caprese che con il senso di rassegnazione e vittimismo che la connota, si mostra sempre più abulica ed indifferente a tutto; che la classe politica e amministrativa che la governa che non sente la responsabilità di agire in maniera decisa e perentoria e far valere la propria autorità, incalzando le autorità ecclesiastiche e sollecitando gli interventi. Nella vicenda in questione fa ancora più male pensare che stiamo parlando dell’edificio che rappresenta non solo un luogo di celebrazioni liturgiche ma anche la “casa comune”, un luogo di riferimento, identitario e simbolico della comunità, verso cui ciascun cittadino, credente o meno, dovrebbe sentirsi coinvolto e impegnato a pretendere che sia quantomeno preservato e mantenuto al meglio. Invece, una occhiata distratta, forse un commento di circostanza, un’alzata di spalle e via; neppure un accenno sui media e social locali che invece abbondano delle abituali amenità.
Guido Gargiulo


















