Fonte: Metropolis
Stabilire cosa accadde quel drammatico 22 luglio a Capri. A chieder-lo è il sindacato Usb con l’esponente Marco San-sone sottolineando come dopo cinque mesi non si è ancora saputo nulla circa l’esatta dinamica dei fatti. Una giovane vita spezzata, quella di Emanuele Melillo, autista che conduceva quell’au-tobus che a metà mattina partito dal capolinea di Marina Grande, dopo aver affrontato il primo tornante, precipitò ver-so il basso. La morte di Melillo, il ferimento dei passeggeri a bordo, il trauma per tutti, scene che non si potranno mai cancellare. Ma soprattut-to, oggi, capire le cause che portarono a quell’in-cidente. «Domani saran-no trascorsi 150 giorni dell’omicidio di Emanue-le Melillo, l’autista dell’A-tc morto a seguito dell’in-cidente di Capri il 22 luglio scorso – ha scritto l’esponente sindacale di Usb Marco Sansone – Ci vollero pochi giorni per stabilire che Emanuele non ebbe un malore e non fosse sotto l’effetto di alcuna sostanza proi-bita. Anzi, dopo poche settimane dall’accaduto, emerse che Emanuele, attraverso un ultimo tentativo disperato di mantenere il mezzo in strada, avrebbe anche salvato i passeggeri che erano a bordo». Da quel giorno l’attesa è verso l’esito delle ispezioni sul veicolo protagonista di complesse operazioni per rilevarne i resti. Secondo le testimonianze va detto che il recupero venne completato non senza difficoltà tanto che ci si è chiesti se le manovre per riportarlo fuori possano addirittura aver pregiu-dicato il decisivo inci-dente probatorio. Il bus inizialmente sembrava dovesse essere sollevato utilizzando un elicottero, poi venne trainato con i cavi d’acciaio, ora si è in attesa di conoscere i risultati. «Una vittima ed un eroe Emanuele. Noi però – ha aggiunto il sindacalista – continuia-mo a chiedere giustizia. Perché l’autobus è uscito di strada?»


















