Fonte: comunicato stampa
Domani sera alle 21.30, all’interno della rassegna Anacapri d’estate 2019, presso la sala auditorium Paradiso di Anacapri, Roberto Azzurro porta in scena Scarrafuneria di Cristian Izzo. Un brillante monologo che attraverso la figura dello “Scarrafone” fa riflettere sui limiti della condizione umana.
Siamo tutti ancora un po’ animali. Siamo tutti un po’ esseri umani. Da questa riflessione parte Roberto Azzurro. Roberto racconta: “Dopo aver interpretato alcuni esseri umani che sembrano stare al di sopra di altri esseri umani; alcuni esseri umani speciali insomma speciali – Pier Paolo Pasolini, Oscar Wilde, Boni de Castellane – e dunque stavolta divento lo “scarrafone”. E finalmente, senza ricorrere al favoloso Gregor Samsa di Kafka, eccone un altro, senza nome, ma fatto di versi. E, nell’intento di diventare altro sulla scena – un “altro” apparentemente così lontano da noi – quando ho “incontrato” Scarrafunera di Cristian Izzo, mi sono reso conto che poi così tanto lontano non ero.”
Cristian Izzo stesso dice: “Una scarrafunera è un nido di scarafaggi”. Ed è qui che Roberto Azzurro riflette su una somiglianza naturale tra l’uomo e lo “scarrafone”. Differenza che non ha nulla a che vedere con i ben noti cliché riguardanti lo schifo, il ribrezzo provocati da questo antipatico essere vivente. Altresì più vicina a quanto detto da Joyce in “Dubliners”, o da Dickens in “Hard Times”.
L’essere umano, come lo scarrafone, non si percepisce come componente di una collettività, ma si concepisce come principio e fine di un Universo a sé stante. Questo continuo affermarsi e prevaricarsi di “ego” ipertrofici crea un movimento spastico, violento, convulso e continuo, pur restando sempre immobile, nello stesso punto. Una pesante immobilità, una irrisolutezza nevrotica, che sembra entrata nella quotidianità, di chi s’illude di conquistare il Mondo, rubando la mela del vicino, mentre lui non è in casa, perché occupato a rubare un’altra mela, ad un altro vicino: magari, proprio a lui.