Fonte: Metropolis
di Marco Milano
“Vento d’estate” ad Anacapri e la fine della guerra e l’inizio della dolce vita. “Siamo in un’era della storia della civiltà nella quale c’è un diluvio di parole, che avvolge giorno e notte, tenta di portare lontano da se stessi e a non ascoltare lo spirito”. Appuntamento oggi con l’annuale “Incontro d’agosto” dell’associazione di Varia Umanità che organizza il “Premio Capri S.Michele” con il suo presidente Raffaele Vacca. “In una giornata dell’agosto del 1853, nell’Isola di Capri, giovani e graziose donne, salendo i gradini, scavati nella roccia, della Scala Fenicia, che da Marina Grande porta ad Anacapri, trasportavano in testa brocche d’acqua di antiche forme – questo il passaggio iniziale del testo della quarantottesima edizione dell’Incontro – Altre graziose giovani donne, andando sempre in gruppo, da Marina Grande alla Certosa di San Giacomo, trasportavano pietre e terreno nei cesti che portavano in testa. A mezzogiorno, sedendosi in semicerchio sotto un carrubo, consumavano il loro pasto composto da pane e da susine. Parecchi dei loro padri, come molti giovani, erano lontano, a pesca di corallo, e sarebbero tornati all’inizio dell’autunno”. E lo stesso Raffaele Vacca nei giorni scorsi aveva formulato una considerazione in occasione dell’ottantesimo dallo scoppio della prima bomba atomica, riguardante anche l’isola di Capri. “Credo che nell’isola di Capri, dov’ero nato e dove vivevo da otto anni – ha raccontato il deus ex-machina del Premio Capri S.Michele – nessuno abbia avuto la consapevolezza che l’umanità era giunta ad una fondamentale svolta della sua esistenza. Dopo lo scioglimento del rest camp, gli abitanti dell’isola, abbandonando a mano a mano i campi, coltivati accuratamente per millenni, si dedicarono alla riorganizzazione del turismo, favorendo la ‘dolce vita’ e disinteressandosi completamente della situazione di minaccia nucleare che pendeva sull’intera umanità”.