Estroverso, dinamico, conversatore amabile e colorito, Vincenzo Abate, è stato uno scienziato che ha dedicato la sua intera vita professionale alla fecondazione artificiale.
Un pioniere di una branca che si affacciava in Italia agli inizi degli anni ottanta, tra molti misteri e tante polemiche, sempre affrontate con un sorriso e con la risposta pronta.
La scintilla che scattò in lui, al ritorno da una lunga stagione americana, dove ebbe modo di formarsi nella equipe di Jon Kuppermann, endocrinologo di fama internazionale, ebbe come palcoscenico Capri nel corso dell’ Axel Munthe Award, un evento scientifico che aveva richiamato sull’ isola i più grandi esperti della fecondazione in vitro, i pionieri inglesi della provetta che alcuni mesi prima avevano fatto nascere Annalise Brown, la prima bambina concepita al di fuori del grembo materno.
Una specializzazione che avrebbe cambiato un pezzo di società e che Abate perfeziona grazie ad un altro ricercatore, Alan Trounson, australiano ma ben felice di trascorrere alcuni mesi a Napoli per aiutare il medico partenopeo a realizzare un laboratorio per la extra corporea. Lavoro intenso che presto avrebbe dato tanti successi di livello internazionale.
Il primo scocca il giorno 11 gennaio del 1983, allorché nella clinica Villalba di Agnano, una donna napoletana di 33 anni, sposata da dodici anni ma affetta da una malformazione alle tube, entra in sala parto per realizzare il suo sogno più grande: essere madre ad ogni costo.
Il primo vagito di Alessandra, la neonata che sarebbe passata alla storia, scandisce uno dei primati scientifici della città. Abate abbraccia tutti ma invita al massimo riserbo (vuole aspettare 48 ore di osservazione) senza sapere che confuso nella sala di attesa c’ è Mario Caruso, giornalista del Mattino ben introdotto egli ambienti medici, che riesce a scattare di nascosto una foto della bimba.
La notizia, poi rilanciata dalle telescriventi dell’ Ansa, fa il giro del mondo e richiama a Napoli decine di giornalisti increduli.
Enzo li accoglie con cordialità partenopea e precisione anglosassone e da quel giorno, almeno in Italia, diventa il signore delle nascite.
Un riconoscimento meritato per il grande maratoneta della provetta che in pochi mesi avrebbe fatto venire alla luce anche Valentina, Francesco, Guido, Gennaro e Melania, prima che il 23 maggio si registrasse una nascita da fecondazione omologa anche a Palermo per opera del prof. Ettore Cittadini.
Vincenzo Abate era nato a Napoli nel 1931 e fu educato spartanamente da un padre medico apprezzato, che sollecitò in lui l’ ansia della emigrazione intellettuale, tanto da spingerlo con la collaborazione del professore Donatelli, scienziato napoletano, a formarsi negli States.
Enzo amava la scienza, ma non riusciva a dimenticare la sua città ed i suoi amori: oltre a quello verso Lola, compagna di una vita, ed i figli Vincenti, Marisa, Mario e Flora, aveva due grandi passioni, le passeggiate nel parco Virgiliano ed il mare. In particolare l’ oceano che ha attraversato più volte a bordo della sua Barca a vela Santa Maria.
L’ ultimo breve incontro, a giugno in via Petrarca insieme al fido Nando. Un saluto che aveva il sapore del commiato: «è stato tutto bello». È vero professore, soprattutto per Artemisia e per tutte le altre donne a cui ha dato la gioia di diventare mamma.
(articolo tratto da Il Mattino)


















