Fonte: Il Mattino di mercoledì 2 febbraio 2022
Quei manifestini alle vetrine non sono passati inosservati. Un gruppo di commercianti di Capri ed Anacapri si schiera contro il green pass perché, dicono, «siamo contro le discriminazioni». Il caso più eclatante nella griffatissima via Camerelle dove sulla vetrata del brand Capri Watch è stato affisso un eloquente manifestino: «Nel negozio come accade da ben 58 anni sono benvenuti tutti i clienti; no al Green Pass, no alle discriminazioni, no alle leggi raziali. Discriminare chi entra in un negozio è una vergogna».
Più sintetica, ma altrettanto efficace, la protesta ad Anacapri dove sono state apposte sulle vetrine delle piccole botteghe artigianali e di alcuni negozi («L’ angolo di Elena», «Arcoiris») locandine raffiguranti un cuore rosso sul palmo di una mano aperta in segno di solidarietà. Sotto il disegno la simbolica scritta «Love Pass, un mondo senza discriminazioni».
LA PROTESTA L’ eco della protesta si è diffusa tra gli isolani che stanno vivendo il terzo inverno alle prese con la pandemia. La quasi totalità degli esercizi commerciali sono aperti ma l’ isola è semideserta e nell’ incertezza si alternano varie opinioni tra chi intravede una schiarita o chi invece pensa che l’ entrata in vigore, da ieri, dell’ obbligo del green pass anche nei negozi sia il colpo di grazia sul commercio.
E lo stesso ceo di Capri Watch a chiarire la sua posizione in merito alle norme governative che man mano vanno aggiungendosi a quelle già in vigore. «L’ aspetto peggiore – attacca il titolare di Capri Watch, Silvio Staiano – riguarda ciò che ormai è noto a tutti: il green pass non è affatto uno strumento sanitario adottato per ridurre i contagi, semmai è quasi certo che li ha favoriti. Forti di un lasciapassare, in molti hanno ridotto se non abbandonato le mascherine o le altre misure di prevenzione. Addirittura, per quanto mi riguarda il super green pass appare come uno strumento coercitivo, un’ indegna arma di ricatto in quanto chi non lo possiede viene escluso dalla vita sociale, lavorativa e relazionale. Milioni di persone rischiano di ritrovarsi escluse dal lavoro vedendosi negata la propria dignità e addirittura lo stipendio».
Staiano solleva anche un’ altra questione, ovvero le condizioni dei capresi ai quali «è addirittura impedito il diritto alla mobilità e alla continuità territoriale non potendo in alcun modo e con altro mezzo raggiungere la terraferma.
È sotto gli occhi di tutti, invece – conclude Staiano – il disastro sociale ed economico in cui è piombata l’ Italia insieme al comparto turistico, che è in ginocchio e vicino al collasso. Qualche imprenditore dichiara addirittura di aver registrato un calo di fatturato pari al 90% sia nel 2020 che nel 2021, e l’ aria che si respira è diventata ormai irrespirabile».