Anna Maria Boniello. Capri – Straordinaria scoperta sui fondali di Capri. Un carico di ossidiana, un vetro vulcanico che cinquemila anni orsono veniva utilizzato per fabbricare armi, oggetti da taglio e preziosi, è adagiato sul fondo del mare di Capri insieme ad un relitto di epoca Neolitica. L’eccezionale scoperta è stata effettuata da Vasco Fronzoni, esperto subacqueo caprese che nelle scorse settimane rinvenne un ordigno bellico, della Seconda Guerra Mondiale, successivamente fatto brillare, nelle acque antistanti la Grotta Bianca. Il rinvenimento di oggi, secondo Fronzoni, assume una notevole importanza storica perché “si tratta con tutta probabilità – spiega il subacqueo – del più antico carico marittimo ritrovato nel bacino del Mediterraneo, di certo è il più datato rinvenuto in Italia.” La scoperta di Fronzoni, avvenuta alcuni giorni orsono è stata comunicata ieri alla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, nei cui uffici ha depositato una relazione di rinvenimento di così importanti reperti. “Il carico, che giace negli abissi marini dell’isola, è sicuramente legato alla presenza di un relitto navale – ha dichiarato Fronzoni – che giace con tutta probabilità nel substrato del fondale, che si trova sotto il carico, e che è di una caratteristica esclusiva ed unica al mondo, anche perché non è mai stato rinvenuto nessun relitto di epoca neolitica – continua Fronzoni – mai uno che trasportasse ossidiana.” Il carico ritrovato a Capri, infatti è un vetro vulcanico dalle molteplici qualità, il cui valore economico, parametrato all’era Neolitica, era maggiore dell’attuale valore dell’oro. Le sue proprietà e la sua rarità concorsero nel neolitico a rendere l’ossidiana un materiale molto ricercato ed un fondamentale oggetto di scambio in tutto il bacino mediterraneo. Essa veniva lavorata con una precisa tecnica, la scheggiatura, che consisteva nell’asportazione di frammenti tramite una percussione. Un lavoro che veniva probabilmente, secondo gli esperti, effettuato sull’isola di Capri, e da qui la spiegazione del naufragio : “Il relitto con il prezioso carico – spiega l’esperto sub – potrebbe essere quello di un’imbarcazione che naufragò mentre stava trasportando i blocchi di vetro vulcanico a Capri, che nell’antichità, secondo alcuni studiosi ed autori, era uno dei principali centri di lavorazione per la produzioni di manufatti di ossidiana, che veniva trasportata dalle Isole Eolie, da Palmarola e dal Monte Arci in Sardegna.” Nel Museo Ignazio Cerio, infatti, si trovano alcuni reperti rinvenuti nella Grotta delle Felci intorno al 1870 da Ignazio Cerio stesso, che oltre ad essere un affermato medico e filosofo, era anche un grande studioso di archeologia e paleontologia. Il carico di Ossidiana che giace sotto il mare azzurro dell’isola nasconde però un altro segreto: quello del relitto navale di un’epoca che non consentiva la navigazione d’altura o in mare aperto, e quindi si tratta sicuramente di un piccolo cabotaggio destinato a navigare lungo la costa, o comunque a vista. Il relitto, unico nel suo genere, quando sarà recuperato fornirà una serie di spiegazioni utili per poter ricostruire le modalità con cui avvenivano i traffici commerciali nel quarto millennio avanti Cristo. Dopo la visita in Soprintendenza, Fronzoni è rientrato a Capri, e per poter procedere al recupero di così importanti reperti, il carico di Ossidiana ed il relitto, bisognerà attendere il mese di Settembre, quando il Centro Studi Subacquei di Napoli, che ha già all’attivo numerosi ritrovamenti a Capri e nel Golfo, assieme all’Università Parthenope e la Soprintendenza Archeologica di Napoli, saranno in grado, attraverso rilievi geodetici e geofisici di stabilire il punto e la zona esatta dove è avvenuta la scoperta .