di Luigi Lembo
Un’incredibile storia, tratta dal Corriere di Napoli del 31 gennaio 1890, racconta di una imprevista e per certi versi insolita disavventura capitata ad un personaggio che, si supponeva, poco aveva a che fare con la storia locale e con il mito della nostra Isola. Il fatto è legato alla presenza in Italia di un gigantesco circo equestre, improntato sulla presenza della mitica figura di Buffalo Bill, che raccoglieva all’epoca consensi ed entusiasmo in tutta Europa. Erano gli anni in cui il cinema non era stato ancora inventato e l’arrivo del grandissimo Buffalo Bill detto “Lunghi capelli”, prima acerrimo nemico dei nativi americani e spietato cacciatore di scalpi, e poi ipocrita mistificatore al punto da farsi apprezzare come grande e insostituibile compagno dei pellerossa, fu accolto con entusiasmo popolare. La tournee ebbe alcune tappe in nord Europa e a Parigi in particolare, per poi sbarcare in Italia nel gennaio del 1890. Il circo sostò prima a Roma, dove papa Leone XIII gli impartì una solenne benedizione, e poi si fermò a Torino, a Firenze e Venezia. Ma la “tappa” che interessava il “Billy dei Bisonti” era Napoli e Capri in particolare: aveva letto infatti, prima di partire, su una rivista in America della scoperta avvenuta qualche decennio prima di una grotta di una spettacolare bellezza posta su un’Isola felice del Mediterraneo e la sua curiosità di vederla era tanta. Appena arrivato a Napoli lasciò la compagnia a sbrigare le faccende organizzative e si diresse verso Capri insieme a due fidati amici dove restò per qualche giorno. Nel frattempo l’organizzazione dell’evento si mise in moto. La rappresentazione era comunque qualcosa di davvero spettacolare per l’epoca; allestito al Corso Meridionale al Rione Vasto alla Ferrovia prevedeva uno spettacolo composto da 100 Indiani, 100 tiratori, cacciatori, cowboys e cavallerizzi. 200 animali; bufali selvaggi, cavalli, muli, ecc. tutti comandati dal Colonnello Cody detto “Buffalo Bill”. Le tribune furono innalzate nottetempo per poter incantarsi alle prodezze degli indiani Cheyenne, del capo pellerossa Black Hert, del giovane Bennie Jeving, presentato come «il più piccolo cow-boy del mondo» e dei messicani che, con i «lazos» accalappiavano bisonti falsamente inferociti. Fu prevista anche la scena di un attacco a un treno di emigranti effettuato da un gruppo di indiani, nonché la ricostruzione di una battaglia fra bianchi e pellirosse. Tra le esibizioni più attese c’era poi quella di Annie Oakley: la ragazza che con le spalle voltate al bersaglio guardando in un piccolo specchio, tirava e colpiva nel segno. E’ inutile dire che i Napoletani accorsero a frotte anche favoriti dal costo popolare del biglietto: da 1 a 5 lire. Come raccontava Matilde Serao in un suo articolo “Non vi era soltanto la nostra migliore società dell’eleganza e anche dello sport, capitanata dal principe di Marsico-Novo, non vi erano soltanto le più belle e graziose signore napoletane, ma vi era la immensa folla degli spettacoli attraenti per la originalità. La tribuna da lire cinque è stata subito piena e coloro che sono giunti in ritardo, hanno dovuto occupare le tribune da tre e da due lire: e non vi era un posto vuoto, in quel grandissimo anfiteatro” Ma qui nacque la beffa: approfittando dell’assenza caprese di “Buffalo” e dei suoi più stretti collaboratori furono venduti in città una quantità enorme di biglietti falsi: su un pubblico di oltre seimila spettatori oltre duemila entrarono con biglietti falsi, fatto questo che fece andare su tutte le furie William Cody che ordinò una caccia, risultata vana, a chi aveva organizzato la truffa. La cosa rappresentò naturalmente un danno economico per l’organizzazione che cercò di rifarsi organizzando un secondo spettacolo a San Giovanni a Teduccio. Qui però lo spettacolo non ebbe lo stesso consenso e così la compagnia decise di abbandonare definitivamente la città. Di questa clamorosa truffa però se ne parlò poco nei giorni a seguire sui giornali, forse per la figuraccia realizzata, e fu lasciato spazio nella cronaca solo al fascino della rievocazione, come quello della battaglia di Little Big Horn e della leggendaria figura di Toro Seduto, e anche al fatto che i napoletani, per la prima volta grazie a questo evento, avevano potuto assaggiare il pop corn e lo zucchero filato.