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Home Cultura

Quando a Capri c’ erano gli orsi

di Redazione
18 Agosto 2021
in Cultura
Tempo di lettura: 3 minuti
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: Roma

di Anna Russolillo

Che cos’ è il viaggio? È la va- canza frenetica deprecata dall’ antropologo Marc Augè o è la scoperta di luoghi poco noti che arricchiscono? La risposta è ovvia. Mai come oggi il viaggio è un’ avventura di conoscenza dell’ uomo.

Una tappa non poteva non toccare uno dei luoghi più belli e glamour del mondo, Capri.

Il viaggiatore desideroso di visitare l’ isola si organizza un tour tra le stradine del centro storico con sosta nella famosa Piazzetta, nel caratteristico quartiere Sant’ Anna, ai Giardini di Augusto con vista sui Faraglioni, a Villa Jovis, dimora preferita dall’ imperatore Tiberio, alla Certosa di San Giacomo, e non può mancare il giro in barca ai Faraglioni e alla Grotta Azzurra.

Il viaggiatore desideroso di conoscere le radici della vita dell’ uomo sull’ isola deve sapere che Capri è tra le poche località del Sud ad essere stata abitata per prima, a partire dal Paleolitico (700800mila anni fa), e che questa datazione pone la Campania tra le poche regioni ad avere un passato così remoto.

Le tracce delle prime presenze umane le ritroviamo durante l’ era glaciale, quando Capri era unita alla penisola sorrentina. Questo è il tempo in cui l’ uomo per cacciare e raccogliere erbe spontanee inizia a perfezionare la lavorazione della pietra fabbricando utensili bifacciali, impara a controllare e ad accendere il fuoco, e inizia ad abitare in grotte o in capanne realizzate con rami, sterpi e pelli. È il tempo dell’ Homo Erectus, uno dei primi ominidi usciti dal continente africano che raggiunge l’ Europa. A Capri quest’ uomo sceglie di vivere dove oggi sorge l’ Hotel Quisisana. Il sito archeologico fu scoperto nel 1901 e scavato fino agli anni ’60.

Durante gli scavi vennero alla luce: resti litici, strumenti o utensili usati per dissotterrare radici, per macellare animali, per spezzare ossa e tendini, per tagliare e lavorare pelli e altri materiali.

Oltre ai cospicui resti di ossidiana sono emersi anche, come dice l’ archeologo Pierfrancesco Talamo «resti di animali di grandi dimensioni: elefanti, rinoceronte, ippopotamo, cinghiale, cervo, leopardo, orso e istrice»; ma la scoperta di questo sito fu solo l’ inizio di un’ altra grande avventura. Tombe preistoriche, amuleti e oggetti sacri furono scoperti nella Grotta delle Felci (nella foto) di Marina Piccola.

Tutto ebbe inizio nel 1882 con Ignazio Cerio, medico condotto di Capri e il dottor Giustiniano Nicolucci. A questa fase pioneristica seguirono gli scavi degli archeologi Ugo Rellini nel 1921 e poi di George Buchner , Alberto Carlo Blanc e Luigi Cardini nel 1941. Fece notizia il ritrovamento della mascella inferiore lunga circa 10 centimetri, di un bambino di 7/8 anni affetto da rachitismo. Vennero alla luce anche 549 frammenti di manufatti fittili e resti scheletrici umani e di animali, a conferma della presenza dell’ uomo prima dei greci.

Durante le prime ricerche emersero un punteruolo ottenuto dalla lavorazione di un osso di un animale e un sostegno di terracotta a forma di clessidra alto 10 centimetri, probabilmente dell’ età del Bronzo (II millennio a.C.) che secondo Cerio era «un rocchetto, presumibilmente adibito, similmente ai rocchetti lignei, alla tessitura delle reti dei pescatori». Il ritrovamento e lo studio dei vasi dipinti e incisi, dei manufatti di pietra e di osso, delle lame di ossidiana, delle pietre da fionda, delle macine e degli avanzi animali di pasto, hanno indicato la successione millenaria di gruppi umani a Capri dal Neolitico all’ Età del Bronzo.

Lucia Borrelli in “La preistoria dell’ isola di Capri” conferma parlando dei reperti che “la loro consistenza e varietà, costituiscono un interessante documento storico a testimonianza della presenza e delle abitudini di vita dell’ uomo nell’ Isola di Capri durante la tarda preistoria della nostra regione”.

Varcare la soglia della Grotta delle Felci ed entrare nel luogo sacro dei primi abitanti dell’ isola dove nelle cavità sono custodite testimonianze preziose è una esperienza unica. E dopo l’ avventura nella Grotta è possibile emozionarsi visitando il Museo Ignazio Cerio che, ospitato nella più importante architettura civile di epoca angioina a pochi passi dalla Piazzetta, raccoglie oltre ventimila reperti antropologici, archeologici e naturalistici di Capri e dintorni.

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