Fonte: Il Quotidiano del Sud
di Rosaria Fortuna
Capri è la più esclusiva tra le isole campane, complice la difficoltà di viverla tutto l’anno per il suo essere impervia più delle altre due, Ischia e Procida, posta come è ancora di più in mezzo al mare, tanto che le altre due guardandola dicono: È Capri,un po’ sospirando un po’ di – sperandosi. Perché Capri è l’isola che c’è, a dispetto della sua natura selvaggia, della sua mancanza di spiagge, spiagge tali da soddisfare un turismo discontinuo ed eccessivo, quello che non frequenta il Quisisana, non conosce Villa San Michele e Axel Munthe, e che se guarda dal mare, grazie a una visita guidata, Villa Malaparte, con la sua pista ciclabile sul tetto, pensa a una geniale creazione di un ricco magnate russo, ignorando tutto del signore che questa villa progettò, e che scrisse anche una cosa come: Sorge il sole canta il gallo – O Mussolini monta a cavallo, e che alla sua morte regalò la villa al Governo cinese. Una preveggenza del nostro diventare gialli? Chissà. La più letteraria ed esclusiva isola del Golfo di Napoli L’idea che la Cultura possa inglobare ogni cosa è un’idea pop, contemporanea e quindi non ancora entrata nel comune sentire, un’idea che tende a collidere con il fatto che poi la Cultura è inclusiva fino a quando si muove su un terreno facile e della buona educazione, buona educazione che detta le leggi anche della conversazione, e così Capri consente un accesso a chiunque con le sue leggi di mercato, leggi che servono per fare quadrare i conti prima di tutto, e che sono leggi uguali per tutti, per buona educazione quindi e niente più, un filtro dunque. Questo fatto e cioè che la morale economica funga da regolatore e stabilizzatore sociale, rende Capri esclusiva, e infatti a Capri senza barca è estremamente difficile muoversi, apprezzare a pieno il suo mare blu, un blu intenso e bellissimo, lo stesso delle isole greche. E quindi Capri è il vero e più antico legame nel Golfo di Napoli con quell’antichità che nelle altre isole si confonde con il territorio per ragioni squisitamente morfologiche. E poi Capri non sta sulla bocca di un vulcano come Ischia, e questo rende tutto più semplice e sicuramente più distante. La Capria e Capri Raffaele La Capria è l’autore contemporaneo che più di tutti ha descritto Capri, cogliendone l’essenza, un rapporto mai interrotto, al punto che La Capria ci andava da solo, a Capri, senza Ilaria Occhini che amava Procida così da ritrovarsi, poi, al Molo Beverello per tornare insieme a Roma, dopo essere andati ognuno, per proprio conto, nell’altrove a sé più congeniale. Capri e non più Capri Il rapporto con le isole è a vita, un’isola è una compagna che tutto dell’altro conosce e sa, e che dall’altro è amata proprio perché ogni cosa sa che potrà essere compresa di sé. E così accade con La Capria che con Capri e non Capri ripercor – re, a mente, ciò che l’isola è stata per lui, e mentre lo fa si accorge che il ricordo gli restituisce qualcosa che nei fatti non esiste. La realtà è un’altra e gli mostra luoghi in cui ciò che gli appare è solo la fine del suo mondo, ma anche l’avvicinarsi della morte per lui, una lunga linea d’ombra, alla maniera di Conrad. Su un’isola è semplice definire le linee d’ombra, linee d’ombra che sono chiare e nette per chi attraversa l’isola in maniera costante e anno dopo anno, come ha fatto La Capria durante il corso della propria vita, e che gli ha consentito di accumulare materiale umano, al punto da comprendere, poi, come l’isola possa diventare luogo di alienazione, e non più luogo neutro e di libertà quando su un’isola come Capri saltano le coperture, quelle naturali a difesa del luogo e della sua inaccessibilità e rimangono solo i soldi, come paravento. Curzio Malaparte o della preveggenza Curzio Malaparte a differenza di Raffele La Capria odiò Capri all’istante. A Capri fu confinato da Mussolini su pressione del senatore Agnelli che mal sopportava il suo rapporto privato con la vedova di suo figlio Edoardo. L’odio di Malaparte era dovuto proprio al fatto che Capri fosse un puntino in mezzo al mare, e benché lo guardasse il mare da un punto spettacolare, e da unacasa che Godard utilizzò per girare Il Disprezzo con Michel Piccoli e con una Brigitte Bardot all’apice del successo, poi da Capri andò via. Oggi Villa Malaparte divenuta cinese non può essere più visitata se non attraverso la visione del film di Godard. Una nemesi. Curzio Malaparte e Raffaele La Capria: Quale Capri? Da tutto questo se ne deduce che sia Malaparte sia la Capria di Capri abbiano intercettato la vocazione alla distruzione o meglio la sua difficoltà a farsi altro da ciò che la natura è, e se per Malaparte la soluzione è andare via e lasciare la casa a chi attraverso il denaro può salvare un luogo sì fatto, per la Capria invece è proprio il denaro a determinare la catastrofe, ma senza denaro Capri continuerebbe ad essere la più inospitale delle isole del Golfo e a chi gioverebbe tutto questo? Non di certo ai capresi che perderebbero tutti i loro superpoteri in virtù di questa abilissima operazione di marketing, operazione da manuale di Economia. Un consiglio: se proprio volete visitare Capri e non possedete una barca, a Marina Piccola potete farvi portare in giro per l’isola su un motoscafo Riva e sentirvi BB come nel film di Godard a Villa Malaparte. La chiusura del cerchio per visitarla e viverla senza possederla, quello che Capri non vuole.